La fortuna dei Primitivi
Finalmente una non-mostra blockbuster. Ossia, non una rassegna “popolare” sui soliti noti – Caravaggio, van Gogh, Klimt, Picasso – e su nomi celebrati – Raffaello, Leonardo, Tiziano, Rembrandt, Monet -, ma su quelli che son stati chiamati, in un passato non tanto lontano, i Primitivi. Cioè gli autori, per capirci, prima di Masaccio, cioè prima del rinascimento che tanto ha condizionato il nostro modo di studiare e vedere l’arte, anteponendolo al buio del Medioevo, secondo un pregiudizio durissimo a morire (basta sentire certi giornalisti e opinionisti…).
Pensare che tra i Primitivi c’è gente come Giotto e Duccio, ma anche personaggi come Beato Angeli e Cosmè Tura, ossia pieni quattrocentisti, però non in linea con il politicamente corretto che esiste anche nella storia e nella critica d’arte.
Firenze invece va controcorrente. E apre una straordinaria mostra su tesori d’arte provenienti dalle collezioni italiane del Settecento e dell’Ottocento, alle Gallerie dell’Accademia, fino all’8 dicembre, con un prezioso catalogo Giunti. Sfila una galleria di abati, canonici, vescovi e cardinali che hanno raccolto opere di gusto “primitivo”, oltre che rinasci menate i n collezioni ancora in parte esistenti come quella del cardinale Fesch, zio di Napoleone, che alla sua morte contava sedicimila quadri!: la massima collezione privata mai esistita.. Senza contare le dispersioni, le ruberie delle armate napoleoniche, le vendite per motivi finanziari, gli acquisti di inglesi e tedeschi, i l patrimonio nostrano ha comunque subito perdite notevoli, ma molto per fortuna è rimasto. Basti pensare al Museo Correr di Venezia o a quello Bandini di Firenze, gioielli meravigliosi di collezionisti tuttora fruibili.
È perciò doveroso visitare la rassegna per incontrare personalità “primitive” di grande bellezza. Penso ad Agnolo Gaddi e alla sua raffinata Madonna dell’umiltà, a Lippo Memmi e al suo severo e anziano sant’Andrea; alla marmorea Madonna col bambino, elegantissima, di Domenico Rossellino e agli Angeli del Guariento; alla scenografica Crocifissione del Vivarini ed alla sua dolce santa Chiara; all’eburnea Madonna col bambino tardogotica francese e alla Pietà surreale d i Cosmè Tura; al Giudizio dell’Angelico e al codice miniato di Marsilio da Bologna…Che capolavori e che maestri. Questa sì che è una mostra: si studia, si impara, si osserva, si è felici di un patrimonio immenso di civiltà tutto da scoprire e da conservare.