La foresta incantata
Qualcuno aveva portato la notizia che la foresta lì vicina era incantata. “Ma come incantata? Cosa la fa essere diversa dalle altre?”. Queste erano le domande che tutti si facevano. “Soltanto il gufo può dirci il motivo. È stato lui ad ascoltare questo prima dalla civetta che raccontava al leone, che ha raccontato anche alla tigre, che ”. Nessuno ascoltava più, tutti erano già alla ricerca del gufo. Non era impresa così difficile: durante il giorno era nella sua tana, nella notte sull’albero più alto della foresta per poter vedere tutto ciò che stava d’intorno. Il gufo aprì bene gli occhi e cominciò a spiegare: “C’è un fiume di acque scure in mezzo alla foresta. Chi riesce ad arrivare lì e passare il fiume a nuoto comincia a sentire qualcosa di diverso”. Fece una pausa. Tutti gli occhi si concentrarono su di lui. “Sembra che a lui piaccia avere un pubblico, ha sempre qualcosa di strano da raccontare”, pensò la tigre. “Ma ascoltiamo quello che spiega. Forse possiamo andare dove c’è questo fiume e attraversarlo nuotando, non è vero?”, disse a voce bassa il leone. “Non tutti riescono ad arrivare al fiume ed attraversarlo a nuoto. Non è per niente facile – intervenne il gufo con la voce un po’ rauca -. Ma ho un amico che è riuscito”. “E cosa è accaduto? Cosa è cambiato in lui?”, tutti volevano sapere. “La verità è che il cambiamento non si può percepire subito. Comunque è cambiato nel suo comportamento”. “Mamma, cosa è il comportamento?”, domandò il cucciolo della tigre. “Vuol dire il modo di parlare con gli amici, di giocare con loro ”. L’incontro durò fino a molto tardi. Erano tutti lì in silenzio pensando a tutti i cambiamenti che avrebbero voluto fare. La tigre concluse che forse poteva essere un po’ meno irritabile. La pecora voleva vivere senza l’impressione di essere disprezzata. E c’era anche chi voleva certi cambiamenti negli altri: il coniglio pensava che la tartaruga dovesse essere più furba. “Se i conigli non fossero così frettolosi, sarebbero sicuramente migliori”, sentenziò la tartaruga. L’importante è che per la prima volta decisero di andare insieme alla foresta incantata, attraversare il fiume e vedere cosa sarebbe accaduto. Il giorno seguente, ancor prima del nascere del sole, erano tutti nel luogo stabilito. Anche la tartaruga, che sempre arrivava in ritardo, era lì già a posto. All’inizio tutto era come una festa, ma man mano che si inoltravano nella foresta le cose si complicavano. Le liane sembravano delle reti fatte apposta per impedire il passaggio. Nel folto della foresta era buio e la luce del sole non riusciva a penetrare. Una volta fu il leone a cadere in una trappola posta dai cacciatori e tutti persero ore per tirarlo fuori. Un’altra volta fu la scimmia a rimanere prigioniera in una corda che soltanto i denti del castoro erano capaci di rompere. Era già scesa la sera quando arrivarono al fiume. “Penso che sia meglio attraversare il fiume domani mattina”, avvertì la tigre, che portava i suoi cuccioli sulla spalla e aveva paura dei coccodrilli che già nuotavano nel fiume. “Assolutamente no! Dobbiamo farlo adesso. Siamo tutti stanchi ed è meglio se riposiamo sull’altra riva”, esclamò il leone. Pian piano e con molta fatica riuscirono tutti ad attraversare il fiume. Stremati, si sistemarono sotto gli alberi e dormirono tranquillamente come se fossero tutti colombe mansuete e amiche. Nel giorno seguente vennero svegliati dal canto degli uccellini. Un sole splendente annunciava “il miracolo”. Incuriositi, si guardavano per scoprire un segno di cambiamento, ma non trovarono niente che richiamasse l’attenzione. Percepirono tuttavia che erano molto felici perché dopo quella giornata si sentivano più vicini, più amici. In verità, non si ricordavano più di ciò che cercavano, ma erano occupati gli uni con gli altri: la tigre si preoccupava della ferita nella zampa della scimmia, i coccodrilli si offrivano per portare a spalla qualche cucciolo nel passaggio del fiume ed il leone procedeva più lentamente per non stancare gli amici. Sì, qualcosa era cambiato nel cuore di ognuno.