La follia di chi non vuol pagare
Il proscenio è incorniciato da una serie dipinta di numeri e figure del lotto. Così anche il sipario. Alzandosi, la scena si apre su una grande vetrata frontale che lascia spazio, dietro, alla visione di un cielo sereno con nubi minacciose che a tratti, durante lo spettacolo, saranno accompagnate da tuoni. L’interno è un appartamento dove campeggia sulla parete la foto del defunto padre di Ferdinando Quagliuolo, gestore di un banco del lotto da lui ereditato. Costui è il protagonista di “Non ti pago!” di Eduardo De Filippo, nella messinscena firmata da Luca De Filippo, spettacolo del 2016 che lo attendeva anche come protagonista e invece, dopo la sua improvvisa scomparsa, è stato affidato a Gianfelice Imparato.
Fedele ai tempi e alla scrittura del padre ma capace al contempo di infondere una nuova identità al testo, pur nel solido rispetto della tradizione e in continuità con lo spirito originario, Luca De Filippo ha lasciato in eredità agli spettatori una regia solida, capace di dosare al meglio la risata e l’inquietudine, momenti riflessivi e azione irresistibile. Nella commedia in tre atti del 1949 Eduardo aggiunge un’altra metafora della condizione umana: quella del sogno e della credenza superstiziosa. Quasi tutti i guadagni del protagonista, uomo scontroso con tutti e dispotico con la moglie, sono da lui investiti in giocate, immancabilmente sbagliate, suggeritegli da Aglitello, il suo interprete personale dei sogni e visioni notturne. Con lui durante la notte, va ad interrogare il cielo per ricavare “il cosiddetto costrutto e dal costrutto i numeri per le terne e le quaterne”.
La figlia di Ferdinando, Stella, nonostante il divieto paterno, si fa corteggiare da Bertolini, dipendente del banco e fortunatissimo giocatore al lotto, nonché attuale inquilino dell’appartamento in cui Ferdinando e famiglia hanno vissuto fino alla mostre del padre. L’antipatia che Ferdinando nutre per Bertolini tocca il colmo quando questi vince una giocata milionaria su suggerimento avuto in sogno proprio dal padre di Ferdinando: requisita la ricevuta, Ferdinando rivendica la vincita, convinto che la volontà del defunto fosse quella di beneficiare il figlio credendo che egli abitasse ancora nel vecchio appartamento.
Tra litigi, maledizioni, tentativi di impadronirsi del biglietto coinvolgendo avvocato, prete, e vicina di casa, la vicenda poi si sviluppa a metà strada tra la farsa, ricca di lazzi e di situazioni esplicitamente comiche, e la commedia, affidata all’umorismo legato alle credenze superstiziose e ai sofistici ragionamenti con cui il protagonista difende la propria posizione, per chiudersi con un lieto fine compromissorio. Che non va svelato.
Al di là dello spunto farsesco e popolare, potenziato dall’espressività linguistica del dialetto e della recitazione ora realistica ora buffonesca degli interpreti, “Non ti pago!” risulta un’opera interessante almeno per due elementi: il carattere del protagonista, sfortunato, sfruttato da tutti, eppure tenace sofista e capace di arrangiarsi da sé; e la forza che gli elementi del sogno, dell’illusione, della visione, con il coinvolgimento superstizioso di potenze ultraterrene, esercitano sulla vita quotidiana come surrogato fantastico di quella giustizia umana sempre negata. Commedia dal meccanismo perfetto, per ritmo e leggerezza, vitalità e ironia, all’insegna della più pura tradizione, si avvale di un bel cast napoletano con in testa Gianfelice Imparato e Carolina Rosi.
“Non ti pago”, di Eduardo De Filippo, regia Luca De Filippo, con Gianfelice Imparato Carolina Rosi, Carmen Annibale, Nicola Di Pinto, Viola Forestiero, Massimo De Matteo, Paola Fulciniti, Federica Altamura, Andrea Cioffi, Paola Fulciniti, Gianni Cannavacciuolo, Giovanni Allocca. Produzione Elledieffe – Compagnia di Teatro di Luca De Filippo. A Roma, Teatro Argentina, fino al 5 marzo. In tournée.