La figura del padre
«Qual è la funzione psicologica della paternità?».
Davide - Torino
L’essere padri comprende essenzialmente due aspetti psichici: rassicurazione e incoraggiamento. Tutti i papà avranno almeno una volta fatto un gioco con i figli piccoli: lanciare in aria il figlio e riprenderlo saldamente tra le braccia. In questo gioco si incarnano gli aspetti del contenimento e della protezione, specifici sia della rassicurazione che dell’incoraggiamento.
Nell’essere padre possiamo rilevare anzitutto una funzione indiretta che si esplica come marito, in quanto offre alla moglie amore e sicurezza affettiva. La funzione paterna indiretta si esercita quindi con le modificazioni affettive ed emozionali prodotte nella madre dal comportamento del marito. Non si dimentichi infatti che il grande desiderio inconscio di un bambino, oltre quello di essere amato, è di vedere mamma e papà che si vogliono bene.
Più esplicitamente la funzione diretta paterna deve favorire nel figlio il passaggio da una rassicurazione di tipo statico, acquisita dalla madre, a una rassicurazione di tipo dinamico dove il bambino si trova a misurarsi e ad esercitare le proprie forze di fronte al mondo. Ciò significa aiutarlo a sganciarsi dalla dipendenza rassicuratrice materna e accettare i rischi che il processo di maturazione presume, in cui grande importanza assume l’incoraggiamento.
Certamente nel fare il papà si commettono non pochi errori, eppure l’esperienza professionale mi dice che sono sempre errori rimediabili, per cui quando ascolto le considerazioni non sempre positive di tanti miei colleghi sul padre attuale, in particolare sul padre assente per lavoro, sui padri separati a cottimo week-end…
Anche in queste circostanze la funzione paterna può essere salvaguardata da figure sostitutive di tipo relazionale come il direttore spirituale, il catechista, lo zio, il nonno, il patrigno, il professore, il maestro, l’allenatore di calcio, ecc., figure che possono offrire le due funzioni paterne della rassicurazione e dell’incoraggiamento.
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