La fiducia al governo e la sfiducia della piazza

La crisi greca richiede una sterzata non solo politica, ma una modifica degli stili di vita, mentre le proteste non cessano
crisi grecia

Il premier greco Giorgio Papandreu ha ottenuto la fiducia. Il suo discorso è stato tutto improntato sull’urgenza e necessità di collaborare insieme per uscire dalla crisi. «Non sono attaccato alla poltrona – ha ribadito più volte – e sono pronto a lasciarla, ma non è questo il momento». E con quest’affermazione tutti i greci sono, in fondo, costretti a concordare, nonostante il presidente non sia particolarmente amato per la sua doppia origine greca e americana che in qualche modo lo espone a visioni eccessivamente occidentali. In questo momento però, rimanere senza governo per il paese ellenico è davvero troppo rischioso. All’esterno del Parlamento non cessano però le proteste: da dieci giorni, alle 18, la gente si dà appuntamento per manifestare il suo disappunto e la sua sfiducia verso le istituzioni (nella foto), che, secondo tanti, sono intervenute tardi sulla situazione economica, vissuta a lungo in modo troppo spensierato e leggero.

 

Sono proteste pacifiche sull’onda di quelle spagnole, ma le parole “ladri” e “riprendete i soldi ai ricchi”, non fanno presagire reazioni pazienti. La gente è stanca di tirare la cinghia senza veder risultati, anzi sperimenta solo tagli, negozi che chiudono, ospedali che non riescono più a garantire le cure necessarie. Un medico confida: «Prima di decidere un intervento guardo cosa c’è nell’armadietto dei medicinali e opero solo se posso garantire la cura». Tanti dei suoi pazienti portano già da casa garze e siringhe. Una signora era preoccupatissima: quest’anno non riceverà il rimborso dei costosi farmaci per il marito. Senza questi soldi, non sa se potrà ricomprarli nei prossimi mesi. Tra i pochi fortunati, quelli che ancora posseggono un campo, dove possono coltivare ortaggi e frutta, che scambiano poi con vicini e amici, ripristinando una sorta di baratto sociale dei beni più vari.

 

I locali al centro di Atene, dove bisognava far la fila per l’irrinunciabile caffè e l’amichevole chiacchierata, hanno parecchi tavoli vuoti: non ci si può permettere con leggerezza di spendere cinque euro per questo rito sociale. I prezzi base di frutta e verdura si attestano dai due euro in su, la benzina varia da 1.65 a 1.70 euro, in tanti hanno perso il lavoro e molti son quelli che non riescono ad arrivare a fine mese. I mutui per case e macchine sono congelati da tre mesi e i soldi per le pensioni finiranno tra due settimane.

 

«Per far uscire il Paese dalla bancarotta dobbiamo lavorare insieme», ha ribadito Papandreu. Con il suo esecutivo sta affrontando di petto la situazione, chiedendo insistentemente la collaborazione di tutte le forze del parlamento. La Grecia non sarà più quella di ieri, ha detto il primo ministro. Questo significa che non si potrà più continuare a spendere dieci sapendo di avere in tasca cinque. Poi bisognerà riformare il sistema pensionistico che vede congedarsi dal lavoro ad appena 38 anni di età se si hanno tre figli. Una sterzata ci sarà pure sull’università, «uno stato nello stato», ad oggi completamente gratuita, con tasse e testi interamente pagati dal governo.

 

I sacrifici sono già dati di fatto per quei lavoratori che si trovano a fine carriera e non riceveranno liquidazione, mentre verranno tagliati tanti posti frutto di assunzioni facili e di corruzione, che anche qui tocca tutti i livelli amministrativi e sociali. Intanto monta l’ostilità verso i capitali che dall’estero vorrebbero entrare nelle società a gestione pubblica, come quella elettrica, che per ritorsione ha provocato il black-out del ministero dei trasporti, mentre in alcune zone della città l’erogazione subisce inattesi stop. Forte è il timore di vedersi svenduti agli stranieri e di essere succubi dei tedeschi.

 

«Il popolo greco è piccolo, ma fiero e durante la guerra mondiale ha sconfitto anche le grandi potenze. Sente che ora deve tornare a farcela e non cedere» ci dicono più persone. «Certo la sterzata è indispensabile. I greci vivono da ricchi, ma non posseggono niente, perché case e auto sono tutte vincolate da mutui. Chiedono che i soldi rubati vengano restituiti al governo, ma non si preoccupano di chiedere lo scontrino e non lesinano bustarelle per ottenere vantaggi personali», concludono le nostre fonti. Ora che Papandreu ha ottenuto la fiducia sia del suo parlamento che dell’Europa, c’è la prova dei fatti e su questi si misurerà, non solo il governo, ma tutto il popolo.



 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons