La fiamma portatile
Marcel Bich, quello della Biro, la geniale penna a portata di tutti, decise di tentare nuove strade, sempre basandosi sul motto del padre, motto in quattro princìpi, con il quale soleva rivolgersi ai suoi azionisti: «1) dare fiducia agli uomini, 2) non avere debiti, 3) avere posizioni mondiali, 4) offrire la miglior qualità al prezzo più basso possibile».
Così monsieur Bich acquisì una fabbrica di accendini (perché gli accendini – quelli belli d’una volta – erano in circolazione fin dagli inizi dell'Ottocento, prima ancora dell’invenzione del fiammifero), comprò dunque la francese Flaminaire, e spingendo l’innovazione sulle ali dei suoi quattro princìpi, dopo un paio d’anni di lavori creò l’accendino portatile. Lo chiamò come se stesso: “Bich”.
Di questo oggetto Umberto Eco disse: «L’unico esempio di socialismo realizzato, capace di annullare ogni diritto di proprietà e di distinzione di stato». Lo si porta in tasca, è semplice, è – diciamolo pure – bruttino, ma funziona – garantito per 3 mila accensioni – e costa poco; se lo si presta a un amico e non torna indietro, se lo si dimentica nei pantaloni e finisce nella lavatrice non è poi un grande guaio.
Fu un enorme successo ancora una volta per Bich, francese di origine piemontese. Il suo accendino è ancora venduto ogni giorno nel mondo in 6 milioni di esemplari, è stato imitato da tanti, è persino finito come pezzo da esposizione in prestigiosi musei. Ora l’accendino Bic, classe 1973, compie 40 anni. A lui 40 candeline (o accendini accessi).