La Festa di Roma racconta l’infanzia
Festa per Tarantino, Premio alla Carriera consegnatogli da Dario Argento. Il regista talentuoso, imponente e un po’ folle riceve ovazioni e annuncia l’ultimo film, un western. Chissà. Johnny Depp, sul viale del tramonto, è la star ad Alice in città tra fan scatenati. Anche questo è Festa del cinema a Roma.
Ma alcuni film presentati sono da vedere per la loro originalità e la poetica dolce e realistica. Parliamo di Belfast di Branagh, forse autobiografico, storia di Buddy, ragazzino di famiglia protestante che vive in un quartiere, anzi una via, travolta dalla lotta di classe e dal confronto armato fra cattolici repubblicani e protestanti unionisti. Il sangue scorre, la polizia interviene. Il ragazzino biondo, nove anni, innamorato della compagna di classe, vive nell’oasi di una famiglia che ha problemi finanziari ma è felice e unita. I nonni – tra cui la splendida Judi Dench – lo incantano, lo aiutano nella vita, lo amano con l’affetto dei vecchi libero da pregiudizi. Il ragazzino è felice, ma si trova coinvolto suo malgrado in una protesta di piazza che mina la serenità familiare e del quartiere. Cosa faranno i genitori? Resteranno a Belfast o emigreranno come altre famiglie?
Fotografato in bianco e nero, luminoso, scarno e realistico il film è molto bello e sincero senza patetismi e drammi inutili, forse il migliore del regista perchè è la vita vista con gli occhi dell’innocenza e della vecchiaia libera tra le inevitabili gioie e dolori che maturano i ragazzini se sostenuti dai genitori.
C’mon C’mon di Mike Mills è anch’esso un film in bianco e nero, oggi migliore del colore per densità di luce e caratterizzazione dei personaggi e della storia. Jhonny (un grande Joaquin Phoenix che ogni volta si cala nel personaggio con una incredibile e coerente trasformazione) è un giornalista radiofonico che intervista bambini americani su cosa pensano del mondo, del futuro, della famiglia: in pratica, su quali siano le loro gioie, ansie, sogni, dolori. Sua sorella Viv gli chiede di badare per qualche giorno al figlio Jesse, otto anni, per seguire il marito affetto da disturbi mentali.
I due faticano a familiarizzare. Il bambino è furbo, logorroico, ma intelligente e bisognoso di affetto, mentre Johnny ha sempre desiderato una famiglia senza riuscire ad averla. I due non si piacciono. Un viaggio tra Los Angeles, New York e New Orleans mette alla prova i loro caratteri: lentamente la diffidenza scompare nel ragazzino e il viaggio diventa una scuola di vita per entrambi. Con rara delicatezza si toccano temi importanti per la vita di un bambino: i rapporti con i genitori, la morte (il ragazzino ascolta il Requiem di Mozart), il dolore, il futuro e il piccolo è davvero un protagonista che spiazza lo zio, lo mette alla prova e gli fa scoprire un altro mondo, quello dell’infanzia con la possibilità di essergli amico.
I dialoghi sono ben costruiti, essenziali, umoristici a tratti, la recitazione del cast – il bambino è spettacolare – perfetta. Da recuperare.
La festa ovviamente offre altri prodotti, tutti di buon livello.
Particolare è Una película sobre pareja dei dominicani Natalia Cabral e Oriol Estrada che raccontano la vita di una coppia di registi – loro due – che stanno dirigendo un documentario su Santo Domingo. Ironico, graffiante e sincero – la gelosia artistica riaffiora – il racconto affronta pure il tema della convivenza e dell’amore fra i due. Man mano che il film avanza fra timori e discussioni anche il loro amore si cementerà, anche grazie all’amore per il cinema. Esilaranti alcune scene ed alcune battute ironiche sui critici europei.
Un ambito del tutto diverso è quello del potere e dei soldi che rovinano la natura e l’arte.
The Nord Sea del norvegese John Andreas Andersen è un trhiller che riporta la tragedia ambientalista che scosse la nazione per l’esplosione degli impianti petroliferi nel Mare del Nord dopo 50 anni di sfruttamento. Morirono diverse persone e i l governo dovette chiudere tutto per impedire la devastazione della natura. La voglia di denaro infatti aveva portato il governo a sottovalutare i rischi ambientali. La storia è narrata con piglio drammatico angosciante, visto con gli occhi sbalorditi dell’infanzia. E’ un bambino, infatti, figlio di una donna che lavora nel settore e che rischia la vita per salvare un collega, il protagonista sotterraneo del film: che futuro avranno i figli se devasteremo ancora la natura?
Su un altro fronte, quello della speculazione economica sull’arte, viaggia The Lost Leonardo, un documentario che fa scoprire la controversa storia del Salvator Mundi attribuito a Leonardo, una tavoletta scoperta per caso, restaurata lungamente e poi proposta come possibile autografo, venduto ad un prezzo assurdo – 450 milioni di dollari – ad un privato (forse un miliardario arabo) che la tiene nascosta per sé. Ma è davvero di Leonardo o dei restauratori (anni addietro accadde lo stesso con una tela di Giorgione per non parlare degli pseudo-Caravaggio sul mercato) e quale fu i l gioco astuto dei ricconi, dei finanzieri, delle case d’asta e dei musei, il Louvre in particolare? Non è così innocente e puro, anzi, il mercato dell’arte.
Anche questo mondo tocca la Festa. Che continua.