La festa e le lacrime (di rabbia)
Non si fa in tempo a fare festa che già viene quasi voglia di piangere: il 9 marzo viene inaugurata la base scout appena costruita su un terreno confiscato alla mafia in provincia di Catania; il 21 marzo Giovanna ci racconta il faticoso e lungo percorso che ha portato il gruppo scout del paese (oltre 100 tra ragazzi e giovani) ad avere quel terreno confiscato ad una famiglia mafiosa che abita altrove, ma non troppo lontano. Con i fondi comunitari è stata anche costruita una piccola casa: non è certo l’ideale per gruppi numerosi di giovani, ma è meglio di niente.
Il giorno dopo, 22 marzo, veniamo a sapere che qualcuno ha già cercato di portare via i lavandini, le porte e gli infissi di questa singolare casa isolata lassù in cima alla collina. Intorno solo il pendio sassoso, la vallata disabitata e più in là il paese che ha 10 mila abitanti sulla carta, ma nella realtà tanti di meno perché moltissimi hanno ripreso le strade dell’emigrazione verso la Germania e l’Australia spinti dalla povertà che attanaglia senza via di scampo, se non la fuga.
Gesto intimidatorio di mafia? Dispetto? Balordi in azione? Non si sa ancora e forse non lo sapremo mai.
Sappiamo solo che non abbiamo fatto in tempo a gioire di questo bel traguardo che già ci verrebbe da piangere di rabbia a vedere come lo hanno ridotto. Ma nessuno piange. Ci si rimbocca le maniche per rimetterlo a posto e per andarci e tornarci sempre più numerosi per dire ancora più forte un NO deciso alle mafie e ad ogni ingiustizia e sopraffazione.
(nella foto: la base scout il giorno dell’inaugurazione)