La festa della luce e i rapporti fraterni

Quasi un miliardo di indù nel mondo celebrerà domenica il Diwali, una ricorrenza che simboleggia la vittoria del bene sul male. Il Papa richiama alla «cultura della solidarietà», che è «vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello. E tutti noi siamo fratelli!»
Diwali

Domani, domenica più di novecento milioni di indù nel mondo celebreranno la loro festa più caratteristica e significativa: il Diwali o Deepawali, la festa delle luci. Ma anche seguaci di altre tradizioni religiose, nate nell’ambito delle religioni della valle dell’Indo, quelle del cosiddetto sanatana dharma, si uniranno a loro. Il Diwali è, quindi, una festa che unisce gli indù, molti buddhisti, i sikhs ed i giainisti. Senz’altro sono più di un miliardo coloro che la celebrano in diverse parti del mondo. E’ una festa che dura per vari giorni e che, in generale, segna la vittoria del bene sul male e della luce sulle tenebre. Si tratta di una delle celebrazioni più antiche e, sia pure in modi diversificati, viene celebrata in tutte le parti del subcontinente indiano.

Diwali, ricorda il ritorno di Rama, una delle manifestazioni di Vishnu, nella sua capitale Ayodhya, dopo 14 anni di esilio e peregrinazioni. Secondo il mito indù, Rama, insieme al fratello Lakshmana e al suo esercito di scimmie, era riuscito a sconfiggere il re di Lanka Ravana, che aveva rapito sua moglie Sita. E rientra nella capitale pieno di gloria e di onori. Il ritorno del re, che simboleggia proprio la vittoria del bene sul male e il ritorno della luce, è accolto con fuochi artificiali, mortaretti e con l’accensione davanti alle case di lucerne, spesso in terracotta, le diyas. Un aspetto interessante della celebrazione di questi giorni è la venerazione per Lakshmi, la divinità della ricchezza e dell'abbondanza. Secondo quanto vuole la tradizione Lakshmi visita le case, che restano, quindi, con le porte aperte per non correre il rischio di rifiutare la prosperità che viene portata dalla divinità.

In occasione di Diwali ha inizio anche il nuovo anno commerciale indiano, ufficializzato da un nuovo libro contabile e dalla sistemazione e pulizia purificatrice di tutti gli ambienti di lavoro, soprattutto negozi e luoghi di commercio. Le entrate delle case sono abbellite con i rangolis, disegni, spesso articolatissimi, ma sempre molto colorati e puntellati, in questo periodo con una miriade di luci.

Come da tradizione ormai consolidata, anche quest’anno la Chiesa cattolica si è fatta presente ai fratelli e sorelle indù con un messaggio augurale a firma del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Tema del messaggio – inviato anche in lingua hindi – è "Cristiani e Indù: favorire le relazioni umane con l’amicizia e la solidarietà". "Possa Dio, fonte di ogni luce e vita, illuminare le vostre vite e rendere più intense la vostra gioia e la vostra pace" ha scritto il cardinale. "In questo mondo così competitivo – ha sottolineato  nel proseguo del testo – in cui crescenti tendenze individualistiche e materialistiche hanno effetti negativi sulle relazioni umane e creano spesso divisioni nelle famiglie e nell’intera società, vorremmo condividere con voi le nostre riflessioni su come cristiani ed indù, con l’amicizia e la solidarietà, possono favorire le relazioni umane a beneficio di tutta l’umanità".

Proprio i rapporti umani  rappresentano la chiave del messaggio di quest’anno, che desidera sottolineare i rapporti fraterni fra induismo e cristianesimo, ma anche la necessità che tale rapporto possa approfondirsi attraverso relazioni umane calde e fraterne fra uomini e donne delle due tradizioni religiose. "Le relazioni sono fondamentali per l’umana esistenza" ha assicurato Tauran. "La sicurezza e la pace nelle comunità locali, nazionali o internazionali sono in gran parte determinate dalla qualità del nostro interagire umano". Quindi più si approfondiscono le reciproche relazioni, più si è capaci "di progredire nella collaborazione, nella costruzione della pace e nell’autentica solidarietà ed armonia". 

Queste relazioni, secondo il cardinale, "dovrebbero scaturire naturalmente dalla nostra comune umanità, perché le relazioni umane sono al centro dell’esistenza umana e del suo progredire, dando origine spontaneamente a un senso di solidarietà nei confronti degli altri”. Tutti noi “apparteniamo, infatti, all’unica famiglia umana” ha rimarcato, a prescindere dalle differenze “etniche, culturali, religiose ed ideologiche”.

Nel messaggio non si nascondono i problemi, spesso comuni, che si devono affrontare in un mondo, caratterizzato da globalizzazione e materialismo. La consapevolezza, infatti, dell’importanza dei rapporti umani perché tutti membri della stessa famiglia universale, è oggi spesso messa in crisi dalla crescita nella società “del materialismo e del disprezzo verso i valori spirituali e religiosi più profondi”, che “accompagnata da una pericolosa tendenza a dare identico valore alle cose materiali ed alle relazioni umane”, riduce la persona umana “da un qualcuno a un qualcosa che si può mettere da parte a propria discrezione”.

L’invito della Chiesa è quello di trovare strade comuni che possano permettere di promuovere quella che papa Francesco definisce "una cultura della relazione" e "una cultura della solidarietà" per tutti i popoli. "La cultura della solidarietà è vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello. E tutti noi siamo fratelli!", ricordava il papa durante la Visita alla Comunità di Varginha, a Rio de Janeiro, lo scorso 25 luglio.

In conclusione, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso afferma la sua convinzione che “la cultura della solidarietà si può ottenere solo come risultato di uno sforzo concertato di tutti verso il bene comune". “Sostenuti dagli insegnamenti delle nostre rispettive religioni e coscienti dell’importanza di costruire relazioni autentiche – si legge a conclusione del messaggio – possiamo noi, indù e cristiani, agire individualmente e collettivamente, insieme con tutte le tradizioni religiose e le persone di buona volontà, per favorire e rafforzare la famiglia umana attraverso l’amicizia e la solidarietà”.

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