A Bourj Hammoud, popolare quartiere armeno di Beirut, c’è un bar-ristorante dall’insegna semplice: Bonheur du Ciel, felicità del cielo: tavolini in strada, sul terrazzo, nella sala interna.

Un mondo. Innanzitutto perché tra gli avventori c’è un campionario di varia umanità: senzatetto, anziani, rifugiati. I camerieri sono volontari, il cibo è buono e offerto con garbo e simpatia: riso e pollo, piselli e carote, verdure grigliate e fantasiose insalate. Dettaglio: la consumazione è gratuita. Il restò, come lo chiamano qui, dal 2015 serve oltre 400 consumazioni al giorno ad iniziativa dell’omonima associazione Bonheur du Ciel (Saadat al Sama, in arabo), nata nel 2002 da un prete maronita: abuna (padre) Majdi el Allawi. L’associazione è conosciuta perché si occupa del recupero di giovani tossicodipendenti, ma anche di senza fissa dimora, diversamente abili, donne e bambini di strada e, con l’inizio della guerra siriana, di rifugiati. Bonheur du Ciel ha una ventina di case: le principali sono i due centri residenziali di recupero per tossicodipendenti, che possono contare sul supporto del centro Nour el Sama (Luce del Cielo) per il trattamento psicologico, l’assistenza sociale e legale, e per attività come corsi di scrittura creativa e letteraria, disegno, musica, danza espressionista, teatro, ecc. C’è anche un centro per disabili, che si avvale di uno speciale servizio di trasporti: i taxi libanesi pace del Cielo, che forniscono un servizio per disabili da e per i centri di terapia. Beit Allah Mahabba (Casa Dio Amore) è un centro di accoglienza per persone senza fissa dimora che fornisce riparo e un pasto al giorno, ma si possono anche lavare i panni.

Beit el Farah Sama (Casa Gioia del Cielo) è invece un centro sorto in collaborazione con il comune di Jdeideh nel vecchio palazzo municipale, dopo la costruzione della nuova sede. Qui vengono realizzati corsi per i bambini che vogliono imparare la musica, il disegno e varie attività artigianali.