La fede a partire dalla famiglia

Freschissimi di stampa i sussidi ai catechismi di Città Nuova. “Viviamo insieme il Vangelo”, un progetto rivolto a bambini, catechisti e genitori

Quattro quaderni per i bambini, quattro guide per i catechisti, ai quali si affiancano quattro sussidi per l’accompagnamento in famiglia: eccolo l’itinerario di accompagnamento catechistico ai sacramenti della Comunione e della Cresima del gruppo editoriale Città Nuova, un progetto di formazione, con strumenti ideati a partire dalle indicazioni e dagli orientamenti forniti dalla Conferenza episcopale italiana.

Basta sfogliarli per rendersi conto che si tratta di strumenti agili, con contenuti più ampi rispetto al precedente progetto e che pongono grande attenzione alle dinamiche relazionali e ai linguaggi, in modo da facilitare l’attivazione di percorsi di educazione alla fede realmente capaci di coinvolgere in modo vitale tutti i protagonisti della catechesi stessa. Sono strutturati in modo da lasciare molte aperture, suscitare domande e occasioni di approfondimento.

Un progetto editoriale con diverse novità: ne abbiamo parlato con Emilia Palladino – teologa e docente universitaria – e con don Carlo Latorre – parroco e collaboratore di Città Nuova –, due degli autori che vi hanno lavorato con grande passione ed entusiasmo. «Questo lavoro per me – afferma Emilia Palladino – è stato un’occasione propizia perché per la prima volta nella mia carriera accademica ho dovuto e voluto assumermi l’impegno di ripensare ai contenuti della fede sui quali ho fondato la vita, oltre che la professione, in modo tale da esprimerli in maniera comprensibile a chi ruota attorno al catechismo: i bambini, i catechisti, le famiglie. Che in questo progetto editoriale si punti sulle relazioni familiari è una scelta insolita: non è comune che i genitori vengano coinvolti nei percorsi di catechesi come attori e questo mi è sembrato in termini di evangelizzazione e di approfondimento della fede, continua: «Oggi i bambini fanno la Comunione per una tradizione che si tende a rispettare, ma i contenuti sono più sbilanciati.

Può avvenire che sia il bambino che fa l’evangelizzatore in casa e non il contrario: magari sente al catechismo dei contenuti nuovi e li riporta ai genitori. È importante quindi che le famiglie abbiano qualcosa cui riferirsi per approfondire: si possono creare così dei legami stimolanti in un mondo frammentato come il nostro. È un sussidio che fa da “cementificatore” se si riesce ad usarlo così, ma nasce con questo scopo evidente».

Aggiunge don Carlo: «Quest’anno ho curato io la parte delle esegesi scritte per le famiglie. L’aspetto che mi pare più bello di questi sussidi è proprio aver rivalutato la famiglia come piccola “Chiesa domestica”, come luogo primario in cui si viene educati alla fede. I bambini passano la maggior parte del loro tempo in famiglia, e in parrocchia quell’ora di catechismo alla settimana o poco più.

Abbiamo perciò ideato dei sussidi che possano essere una occasione per dare degli spunti per fermarsi e stare insieme, leggere un brano biblico, pregarlo insieme, rifletterci, raccontare ognuno la propria esperienza».

Emilia Palladino sottolinea un altro punto di forza dei sussidi: «Le schede per i catechisti non sono pensate come delle guide, cioè per suggerire argomenti e metodi. Sono esse stesse schede di formazione e di approfondimento per i catechisti, perché loro, parallelamente e sugli stessi temi, possano camminare con i bambini affidati. Nei miei contributi ho messo in evidenza aspetti che mi stanno a cuore e sui quali vedo c’è povertà in termini di pastorale e di formazione all’interno della Chiesa italiana di oggi. Ad esempio, le questioni della conoscenza e della competenza di sé. La cultura egocentrica e individualistica in cui siamo immersi è priva di contenuti reali, mancano l’accettazione delle proprie fragilità, lo sviluppare una affettività matura, l’acquisire una sensibilità relazionale. Ma il catechista deve maturare una dimensione di affettività per stare con i bambini, una capacità relazionale per mettersi in gioco con loro. Ho parlato di accoglienza, di speranza, della questione del silenzio di Dio. Per poter dire ai bambini qualcosa che abbia senso su questo, ci deve essere un rapporto con Dio profondo, una scelta reale di Lui. Il cristianesimo non è un insieme di regole alle quali obbedire, ma è una Persona da conoscere, con cui stare insieme».

«Non dimentichiamo – interviene don Carlo – che i sussidi hanno 30 schede che si possono gestire: si possono scegliere, si può puntare a un lavoro non vincolato a una successione obbligata, c’è la possibilità di personalizzare, decidere di dare più una sottolineatura, trascurare un aspetto per farlo più tardi. Sono schede staccabili da mettere in un quaderno ad anelli, e la cosa bella è che il bambino può crearsi il suo sussidio personalizzato. Questo è più rispettoso della crescita, nella diversità che la caratterizza e nell’unicità di ogni realtà, così come unico è ogni bambino e come tale va amato e accompagnato».

L’equipe che ha curato l’ideazione e la stesura dei sussidi ha fatto una reale esperienza di condivisione profonda. «Ogni pezzo – racconta ancora don Carlo – è stato rivisto insieme e curato con la sensibilità e la competenza di ognuno: un vero arricchimento reciproco! La difficoltà grande è stata quella di trovare un linguaggio che potesse arrivare a tutti, una terminologia chiara per chi ha degli strumenti culturali  e  anche  per  chi  ha molta disponibilità, ma meno competenza. Anche quella è stata una ricerca fatta insieme per offrire strumenti per prepararsi all’incontro con i bambini e non improvvisare, ma essendo testimoni credibili».

«Sono convinta – aggiunge la Palladino – che i bambini possano essere interpellati sulla profondità, a loro piace qualcosa che sappia di mistero, che sia non del tutto comprensibile, ma che faccia parte della vita. Tra i passi biblici scelti alcuni erano complessi: la stessa chiamata di Samuele non è facile da spiegare. Quell’episodio in particolare l’ho narrato ai bambini dicendo di non stupirsi del fatto che il Signore chiama mentre si dorme, quando non si è attenti, perché non c’è niente che Gli sfugge, non c’è niente della nostra realtà umana nella quale Lui non si possa inserire. Quindi chiama di notte, cioè quando Samuele dorme e non sa che cosa fare, non capisce. Ho cercato di trovare quel quid anche in questi passaggi che fosse “curioso”, per attirare e far capire il messaggio. I bambini sono immediati, colgono al di là della apparenze razionali, lo vedo con mia figlia… Lei parla in termini affettivi di Gesù, usa espressioni come: “Mi manca!”, che sono termini che un adulto non userebbe. È importante quindi anche la dimensione emotiva. E per questa mi sono riferita tanto a papa Francesco, alla sua terminologia che è quella che si conosce: tenerezza, affetto, vicinanza, prossimità».

Sussidi quindi a tutto tondo per un itinerario di educazione alla fede integrale e integrata.

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