La favola bella di Gyula

Il teatro Due di Parma mette in scena una storia corale senza tempo né spazio, con protagonista un personaggio di lacerante purezza e di tenera ingenuità, che riuscirà a incidere la grevità della realtà che lo circonda attraverso la musica, divenendo l'artefice di un piccolo, grande miracolo
Un momento dello spettacolo

Un vero e proprio focus sul Teatro Due di Parma è quello che, a Milano, in marzo, ha visto in scena contemporaneamente tre importanti produzioni ospitate al Teatro dell’Elfo Puccini – Il Bugiardo di Goldoni con la regia di Valerio Binasco, e Gyula di Fulvio Pepe -, e al Teatro Franco Parenti – Cassandra, con Elisabetta Pozzi.

 

Una vitalità e una qualità riconosciuta all’istituzione parmense, che da tempo continua con coraggio e lungimiranza ad ’investire su autori, attori e registi di diversa estrazione e generazione con nuovi progetti che uniscono tradizione e contemporaneità. Gyula – Una piccola storia d’amore ne è un esempio significativo.

 

Il testo di Fulvio Pepe, anche regista, racconta una piccola grande favola – oggi rara da scrivere e da mettere in scena – di densissima umanità. Un incastro di personaggi ben stagliati, con le loro storie personali e corali, che ruotano attorno alla figura lieve di un ragazzo ritardato, la cui sensibilità e innocenza inciderà nella vita di ciascuno e in quella della comunità di un piccolo villaggio sperduto della Russia (ma anche luogo geografico universale) su cui pende la scure della crisi.

 

La scena aperta, e con un corridoio di luce a disegnare la strada, definisce con tre porte e alcuni arredi domestici tre diversi ambienti: la casa di Gyula, accudito da una madre amorevole e premurosa; un bar, luogo di ritrovo degli abitanti e degli operai della segheria, l’unica impresa del posto che dà lavoro ma in procinto di chiudere per essere acquisita dai russi; e il salotto di una coppia: lui, violinista fallito dopo che l’orchestra provinciale ha chiuso, in attesa della promessa fattagli dal governatore della cittadina di essere riaperta, da dieci anni nullafacente e con l'artrite alle mani; e la moglie, che continua a denigrarlo per la sua inattività.

 

A dare senso a questo consorzio umano apparentemente desolante, tra crisi e sopravvivenza, ma ancora capace di relazioni umane, sarà la musica. Perché Gyula, che dopo la morte del padre vive relegato in casa ascoltando alla radio musica classica diventandone esperto, successivamente impiegato anche lui in un umile lavoro alla segheria, sarà il protagonista di un inatteso e imprevedibile concorso radiofonico che cambierà l’esistenza di tutti, dopo che si saranno incrinati e poi ricomposti i precari equilibri esistenziali.

 

Gyula è il portatore di felicità, di speranza, di fiducia nel genere umano. Denso di gesti quotidiani, di stati d’animo coinvolgenti, tra personaggi drammatici, buffi e stralunati, e con squarci di intelligente ironia e comicità, la pièce di Fulvio Pepe cesella drammaturgicamente una scrittura poetica senza cadere nella trappola del sentimentalismo, rivelando, senza retorica, come l’amore possa fare miracoli e cambiare i cuori. Un racconto in cui vince la coralità degli 11 interpreti, bravissimi, con in testa la toccante espressività di Ilaria Falini nel ruolo di Gyula.

 

 

“Gyula-Una piccola storia d’amore” scritto e diretto da Fulvio Pepe,con Ilaria Falini, Orietta Notari, Gianluca Gobbi, Enzo Paci, Alberto Astorri, Nanni Tormen, Ivan Zerbinati, Alessia Bellotto, Pietro Bontempo, Laura Cleri, Massimiliano Sbarsi; spazio scenico Mario Fontanini, luci Pasquale Mari. Produzione Fondazione Teatro Due di Parma. A Milano, Teatro dell’Elfo Puccini, fino al 20 marzo.

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