La fantasia per riscattare il calcio
Èquanto chiedono i tifosi, gli italiani in prima fila, al Mondiale che sta per avere inizio.Non solo lasciare alle spalle scandali (o in Germania ne nasceranno di nuovi?), ma dimenticare per una volta il gioco opportunistico e sparagnino di chi bada più a non perdere che a mettere in scena lo spettacolo più bello del mondo. Un auspicio che si tinge con i colori di una nazione, il Brasile, e che ha per emblema, Ronaldinho, simbolo di festa nel mondo del pallone. Contro la noia di rigide tattiche di copertura e di pressing asfissianti, le serpentine della stella verdeoro sono aria pura. E mandano in soffitta il calcio atletico, ripetitivo, muscolare, rappresentato da centravanti dai piedi di granito, in nome del primato della danza col pallone, espressione di quell’arte naturale del movimento che i brasiliani chiamano ginga. Lui, Ronaldinho, la spiega così: È ciò che ci ispira ogni qualvolta dobbiamo muoverci in modo creativo. La musica ed il calcio hanno ginga. Sono un giocatore che adora il dribbling ed il movimento del dribbling perché ho la ginga dentro. Il dribbling è la patente di creatività, iniziativa, audacia, di un giocatore. Ma è patrimonio esclusivo dei fuoriclasse. È padronanza suprema del pallone e del campo, scelta consapevole dell’avversario da affrontare a tu per tu, trasformandolo genialmente da potenziale ostacolo a punto di riferimento della propria traiettoria. Come se l’avversario fosse lì in qualità di piolo al quale agganciarsi momentaneamente per riprendere slancio, e proseguire trionfalmente la strada. Ma attenzione: il pubblico capisce al volo quando il dribbling è al servizio del giocatore o quando è il giocatore al servizio del dribbling. E Ronaldinho lo sa: La ginga è qualcosa di molto istintivo.Ma non bisogna pensare che prediligo una bella giocata o un movimento spettacolare a qualcosa di efficace. I fuoriclasse il dribbling se lo scelgono, possono permetterselo, e lo praticano certamente per diletto estetico, ma soprattutto per utilità tattica, perché saltare un avversario, nel calcio corto e taglia spazi di oggi, spesso significa aprirsi la strada che porta al gol. Se il Mondiale di Germania si giocherà sulle note del dribbling, il Brasile ha già la coppa in bacheca. Il suo gioco, squisitamente tecnico e per nulla muscolare, lo favorisce in un torneo in cui è importante arrivare freschi alla fine. Altrimenti prevarrà il lavoro collettivo di quelle squadre europee che muovendo con intelligenza le proprie pedine, ricorrendo al dribbling con parsimonia, consentiranno a onesti operai del pallone di emergere. Se il dribbling è libertà, quegli schemi rappresentano la democrazia del calcio.