La famiglia, palestra di relazioni
Questo testo è frutto di un entusiasmante cammino con cui don Paolo Gentili ci porta a riscoprire il dinamismo familiare che caratterizza l’esistenza umana, esplorando i contenuti e il linguaggio narrativo della traccia preparatoria del V Convegno Ecclesiale di Firenze. È evidente che la luce di questa riflessione scaturisce da un’antropologia adeguata, di ciò che la persona umana è, soprattutto del suo desiderio di comunione legato al tema della relazione. […]
È proprio questa capacità di relazione, in particolare l’unione coniugale, la vera immagine di Dio scritta nell’umano. […]
Benedetto XVI aveva sottolineato che «l’amore tra uomo e donna, nel quale corpo e anima concorrono inscindibilmente e all’essere umano si schiude una promessa di felicità che sembra irresistibile, emerge come archetipo di amore per eccellenza, al cui confronto, a prima vista, tutti gli altri tipi di amore sbiadiscono». Papa Francesco ha evidentemente confermato che il luogo dove si compie questa “promessa di felicità” è la gioia del Vangelo. Abbiamo probabilmente appesantito la vita di fede con tutta una serie di suppellettili e arredi che hanno sbiadito e deturpato la visione della persona come immagine e somiglianza dell’abbraccio di Dio nella Trinità. Occorre un nuovo percorso dall’immagine alla somiglianza, per liberare l’umanità dal fango di rituali vuoti e borghesismo della fede e tornare alla communio personarum come compimento dell’anelito umano.
L’attenzione che il santo padre ha suscitato nella Chiesa intera sul tema della famiglia ci fa dire che realmente siamo in un tempo di grazia e, nello stesso tempo, ci riempie di responsabilità. Già san Giovanni Paolo II aveva sottolineato che «l’uomo e la donna, unendosi tra loro (nell’atto coniugale) così strettamente da divenire una sola carne, riscoprono, per così dire, ogni volta e in modo speciale, il mistero della creazione». L’unione coniugale riproduce il giardino del principio.
Oggi però viviamo la cultura del provvisorio e una frammentazione degli affetti: l’immagine originaria è come sminuzzata in una miriade di frammenti. Si tratta allora di esercitare un vero ascolto di ciò che accade. Le risposte alla doppia consultazione voluta da papa Francesco, con la diffusione dei questionari nelle Chiese locali, costituiscono un patrimonio prezioso per una riflessione limpida sulla realtà attuale. Occorrerà tornare a fissare Cristo per lasciarsi amare e indicare la strada. Così, dal confronto fraterno, come in famiglia, potranno aprirsi nuove vie per le attuali sfide pastorali e per inaugurare un nuovo umanesimo.
Si tratterà di dare corpo a quelle cinque vie che il cammino verso il V Convegno Ecclesiale di Firenze ha già individuato. Occorrerà uscire dai soliti stereotipi di “famiglia perfetta” per scoprire che, proprio chi vive la fatica quotidiana di incarnare il Vangelo, costituirà il lievito autentico della «Chiesa in uscita». Proprio quel legame familiare, ricostruito ogni giorno attraverso il perdono offerto e ricevuto, con il proprio coniuge e i propri figli (e anche la propria suocera!), sarà la modalità più concreta per annunciare la speranza che viene dalla fede. Occorrerà poi sostenere le famiglie per fare di questo mondo una vera casa per tutti, incoraggiandole ad abitare gli spazi dell’umano. I condomini, i luoghi del divertimento e dello svago, gli ambienti di lavoro sono infatti luoghi da “umanizzare” attraverso la presenza di coniugi che si amano e diffondono tenerezza.
Proprio la famiglia è la palestra di relazioni adeguata per educare le varie stagioni della vita, e far crescere ogni figlio per farne un coniuge maturo e un genitore sapiente. Per vivere questo compito, le famiglie dovranno creare alleanze feconde con la scuola e le istituzioni civili e religiose, e tutte quelle realtà in grado di contribuire efficacemente nell’“arte dell’accompagnamento”. Soprattutto si tratterà di portare la grazia sanante di Cristo e accogliere nel grembo della Chiesa le famiglie segnate dal dolore e dalla lacerazione degli affetti, permettendo di incontrare quel Padre capace di trasfigurare la ferita in feritoia di luce.
Potremo allora accompagnare le piccole chiese domestiche in uscita a essere Vangelo vivo tra gli uomini, contribuendo in modo fecondo all’opera del Creatore, secondo le indicazioni di papa Francesco. Dio pone l’uomo in un bellissimo giardino perché lo coltivi e lo custodisca (cf. Gen 2, 15). […] La fiducia di Dio nell’uomo e nella donna, ai quali affida la terra, è generosa, diretta, e piena. Si fida di loro. Ma ecco che il maligno introduce nella loro mente il sospetto, l’incredulità, la sfiducia. E infine, arriva la disobbedienza al comandamento che li proteggeva. Cadono in quel delirio di onnipotenza che inquina tutto e distrugge l’armonia. […] La custodia di questa alleanza dell’uomo e della donna, anche se peccatori e feriti, confusi e umiliati, sfiduciati e incerti, è dunque per noi credenti una vocazione impegnativa e appassionante, nella condizione odierna. […] Dio stesso cura e protegge il suo capolavoro.
Ecco allora la vera sfida per ogni sposo e ogni sposa credente di questo tempo: curare e proteggere “il capolavoro di Dio”. Solo così potremo restituire all’umanità, nella relazione coniugale sanata e guarita da Cristo, il profumo di quello che è il giardino del principio.
†Nunzio Galantino
Segretario generale
della Conferenza Episcopale Italiana
e vescovo emerito di Cassano allo Ionio
da "Il giardino del principio. Cinque vie per un nuovo umanesimo in famiglia" di Paolo Gentili (Città Nuova, 2015)
pp. 116, € 10,00