La famiglia oggi
La storia di Virginia e della sua famiglia è un continuo e graduale riferimento al momento finale della vita di Felice, il marito. Ispirata a fatti effettivamente accaduti, essa pone di fronte a una realtà, il fine-vita, cui prima o poi, volente o no, ognuno dovrà misurarsi. Felice, pur nel pieno delle sue energie, un bel momento avverte di dover fare un bilancio della sua vita e al pensiero di una resa dei conti viene assalito da un forte sconvolgimento psico-fisico. È l’immediato anticipo della sua fine. Con lucida percezione egli vede come in un film, velocissimo ma molto nitido, il suo passato e ne prova vergogna e disgusto. Da qui un breve ma intensissimo spazio in cui Felice, secondo l’autore, nel pentimento vince in extremis la scommessa della sua vita. […]
È il vissuto di una famiglia emblematica di oggi che, come tante ormai, è segnata dalla ferita della separazione. Una vicenda in cui si intravvedono in filigrana le carenze e le contraddizioni della società di oggi, ma anche le attese ideali che ne muovono, spesso inconsciamente, la ricerca. […]
Dietro la storia di Felice appare ben visibile lo sfondo grigio scuro su cui tante esistenze umane, facendo propria la filosofia dei canti carnascialeschi, si giocano la propria vita: «Quant’è bella giovinezza… chi vuol esser lieto sia…». Ma qual è il contesto generale in cui sono inscritte questa e tante altre storie di famiglie dei giorni nostri?
Specie nel mondo occidentale si sta affermando una grande libertà di espressione con un miglioramento del riconoscimento dei diritti della donna e dei bambini. Ma si registra anche il crescente pericolo di un individualismo esasperato che snatura i legami familiari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come un’isola, facendo prevalere, in certi casi, l’idea di un soggetto che si autocostruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto.
I padri sono spesso assenti dal quotidiano della famiglia, condizione che non solo sminuisce la sua azione educativa, ma che a lungo andare può generare disinteresse per gli affetti familiari e favorire l’evasione da essi. Grande rilievo hanno oggi i numerosi e spesso esasperati flussi migratori. Un mare di gente – è il caso di chiamarlo così – trasmigra da un continente all’altro, col miraggio di poter aiutare dal nuovo Paese la famiglia che spesso è rimasta in patria.
Purtroppo molto spesso la lontananza dalla famiglia e la solitudine spingono i forzati single a trovarsi un partner, cosicché l’emigrazione anziché portare un bene per la famiglia, di fatto ne mina la stabilità.
Anche se la famiglia appare ben compaginata, essa è un soggetto “solo” in una società di “soli”. Condizione questa che accentua la sua vulnerabilità sul piano delle relazioni. Il lavoro assorbe gran parte della giornata di entrambi i coniugi, che si ritrovano a sera stanchi e stressati. Ciascuno dei due attende dall’altro di essere compreso, gratificato, sostenuto, ma questi non sempre è capace o è in grado di farlo. E l’intesa di coppia va in tilt. Le istituzioni, invece di aiutare la famiglia istituendo buone pratiche per la conciliazione lavoro-famiglia, volgono lo sguardo altrove.
I giovani senza occupazione sono in continuo aumento causando una netta diminuzione del formarsi di nuove famiglie. Giovani e famiglie si sentono abbandonati dalle istituzioni con evidenti conseguenze: dalla crisi demografica alle difficoltà educative, dalla fatica nell’accogliere la vita nascente all’avvertire la presenza degli anziani come un peso, fino al diffondersi di un disagio affettivo che dall’indifferenza arriva talvolta alla violenza.
Da Michele Zanzucchi, NIENTE E' VERO SENZA AMORE (Città Nuova, 2015)