La famiglia Nehru-Gandhi lascia la tradizione laica?

Rahul Gandhi, figlio di Rajiv e Sonia, sembra voler ritornare alle radici brahmine e indù della famiglia per sottrarre voti al partito di Modi. Ma questa mossa è pericolosa: potrebbe portare a ‘fondamentalizzare’ definitivamente tutta la politica indiana con conseguenze gravi per l’equilibrio sociale dell’India
Rahul Gandhi (AP Photo/Anupam Nath)

Ha fatto discutere, nelle ultime settimane, quella che pare essere una nuova linea politica della famiglia Nehru-Gandhi, tradizionalmente riconosciuta come anima e guida del Partito del Congresso. Vale a dire quello che per decenni, nel secolo scorso, era stato l’unico vero gruppo politico del sub-continente indiano.

Il gruppo alla cui guida nel periodo precedente l’indipendenza si erano alternati personaggi come Gandhi, Nehru, Sardar Patel: leader di primissimo ordine, statisti e laici, nonostante il mondo indiano trasudi spiritualità. In particolare, Nehru sia prima che dopo l’indipendenza, ha sempre tenuto una posizione laica, nell’accezione indiana del termine ‘secular’: un atteggiamento equanime verso tutte le diverse comunità religiose e i loro rispettivi credo.

Divenuto Primo Ministro, come leader indiscusso del Paese, Nehru ha mantenuto la laicità del partito e così hanno cercato di fare, con la breve parentesi di Lal Bahadur Shastri, anche la figlia Indira Gandhi, fino ad arrivare al figlio di questa Rajiv e, dopo la sua tragica morte, alla moglie: l’italiana Sonia Maino Gandhi.

Negli ultimi anni con il trionfo del Bharatya Janata Party (Bjp), chiaramente confessionale fino ad identificarsi con l’estremismo dei fanatici indù di diverse organizzazioni fondamentaliste, il partito del Congresso arranca nel buio senza una chiara leadership e posizione politica.

Negli ultimi tempi, Rahul Gandhi, figlio di Rajiv e Sonia, sembra aver sposato una linea più ‘confessionale’, ritornando inaspettatamente alle radici brahmine della famiglia, proveniente dal Kashmir. Pare che il pronipote di Nehru abbia operato una scelta coraggiosa anche se alquanto controversa. In occasione di alcuni convegni politici – fra i quali quello delle Mahila Congress che raccoglie le donne impegnate in politica con questo partito – ha giocato la carta delle sue radici, ricordando a tutti di essere un indù, discendente da una famiglia di pundit, brahmini e maestri.

Non solo, Rahul, come viene popolarmente chiamato, ha visitato templi importanti, meta di pellegrinaggi da tutto il Paese, dove ha offerto puja, preghiere e riti caratteristici della tradizione indù, per sottolineare che il partito di Modi non è il solo a rappresentare i fedeli di questa religione. L’intenzione sarebbe quella di tentare una sortita politica in campo aperto, giocando sullo stesso terreno in cui il BJP è riuscito a sconfiggere, in modo drammatico, il partito del Congresso.

Gli interventi dell’ultimo discendente della famiglia Nehru-Gandhi paiono voler mandare un messaggio molto chiaro all’elettorato della più grande democrazia del mondo: il Bjp, pur essendo al governo sostenuto dal fondamentalismo indù, non rappresenta la maggioranza dei seguaci di questa religione, ma solo una parte, quella più fondamentalista. Molti indù non la condividono e Gandhi cerca di raggiungere proprio questa fascia dell’elettorato. Il gesto potrebbe essere azzardato e tradire, anche, la disperazione di un partito che non riesce a ricompattarsi da anni.

Sia pure con giochi non sempre coerenti e, a volte, anche assai controversi, il Partito del Congresso ha sempre mantenuto un atteggiamento ‘secular’, laico e, in definitiva coerente, con le posizioni di Nehru. Non si deve dimenticare che la nonna di Rahul, figlia di Nehru, Indira Gandhi, proclamò lo stato di emergenza nel Paese alla fine degli anni Settanta per finire poi sconfitta alle elezioni e addirittura condannata alla prigionia. Non rinunciò mai, però ad una posizione di rispetto di tutte le molte tradizioni presenti nel Paese.

Ora Rahul sta seguendo l’esempio dei leaders del Bjp, a cominciare da Modi, fermandosi in templi importanti per la tradizione indù e brahminica. La carta che l’ultimo rappresentante della dinastia sta azzardando è delicata perché potrebbe cadere nella trappola di ‘fondamentalizzare’ definitivamente tutta la politica indiana con conseguenze gravi per l’equilibrio sociale, che fino ad ora è stato mantenuto, nonostante periodi di intemperanze con morti e distruzioni.

Ma è ancora presto per fare commenti che potrebbero comunque essere azzardati. È necessario attendere per capire se il tentativo di Raul Gandhi è solo un fuoco di paglia o è destinato a risultati apprezzabili.

 

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