La famiglia Borgia

Nel libro di Mario Dal Bello, La leggenda nera, I Borgia, edito da Città Nuova, l’autore ci accompagna negli appartamenti di papa Giulio II dove campeggia uno splendido affresco del Pinturicchio che ritrae tutti i membri del tanto discusso nucleo familiare in una sorta di foto di famiglia ante litteram
borgia appartamento papale

Alessandro, il pontefice e il padre, e Cesare, Lucrezia, Juan, Jofrè, i figli, compongono il clan dei Borgia. Avidi, potenti, sanguinari. Così sono ormai entrati nel nostro immaginario.
Ma li conosciamo veramente? Nel libro di Mario Dal Bello, La leggenda nera, I Borgia, edito da Città Nuova, l’autore ci accompagna negli appartamenti Borgia dove su una delle pareti campeggia uno splendido affresco del Pinturicchio che li ritrae in una sorta di foto di famiglia ante litteram.
 
«Quando sarà eletto, nel 1503, Giulio II – cioè Giuliano della Rovere – non ci vorrà abitare. Se li vede accanto il giorno e la notte, in quell’appartamento: Alessandro, Cesare, Lucrezia, Juan, Jofré, forse Giulia Farnese, forse Vannozza de’ Cattanei. Affrescati dal Pintoricchio, il pittore favorito da Alessandro, sulle pareti delle sale dove Giulio non ci vuole proprio stare. Tant’è vero che salirà al piano superiore, nei locali nuovi che si è fatto decorare da Raffaello.
Lui che ha passato una vita a litigare col Borgia che chiamava, quando era infuriato – e gli succedeva di frequente –: «marrano, giudeo et circonciso». Dando adito ovviamente alle peggiori dicerie su Alessandro che in quell’appartamento si installa subito dopo l’elezione, come avevano fatto i predecessori. In quelle stanze il papa vivrà la sua vita durante gli undici anni di pontificato.
[…]
 
Rodrigo-Alessandro, il capoclan, pontefice e padre, si è fatto ritrarre, come i predecessori, in adorazione del Risorto nella sala dei Misteri di Maria.

Coperto da un piviale zeppo di perle e d’oro, sta con le mani giunte, rivestite dalle chiroteche cerimoniali – ossia i grandi guanti bianchi con l’anello piscatorio –, in ginocchio di fronte al Cristo. Il papa è robusto, porta l’ampia tonsura che lascia scorgere il ciuffo sulla fronte e i capelli alle tempie, appena brizzolati. Il profilo è marcato, un grande naso curvo, gli zigomi forti, le sopracciglia folte, una bocca larga, l’espressione sicura e serena. Nel quotidiano, il papa veste in maniera più semplice: camauro di velluto rosso sul capo, mozzetta dello stesso colore sulle spalle, ampia veste bianca.
L’espressione è sempre sorridente, l’occhio nero socchiuso, ma languido e vivace.

Il ritratto nell’appartamento dimostra che Alessandro, pur con le sue doppiezze, è uomo di fede. Con quella strana mescolanza di sacro e profano per cui la Madonna col bambino, sopra la porta d’ingresso nella Sala dei Santi, sembra sia il ritratto di Vannozza. E un’altra Vergine col bambino, nel corridoio che precede la camera da letto, in cui lui, Alessandro, adora Gesù, pare abbia i tratti di Giulia Farnese.
 
Poi, ci sono i figli. Cesare ha le sembianze dell’imperatore Massimino nelle Storie di santa Caterina d’Alessandria.
Ha i capelli ondulati e ramati, una corta barba appuntita, un naso diritto e un aspetto energico. Siede, vestito d’oro, sopra un trono imperiale. La sua vera natura è quella del condottiero e del politico: si sente chiamato a un destino di gloria, da principe laico, e agirà di conseguenza.

Cesare ha studiato teologia e diritto tra Perugia, Pisa e Bologna; è un ottimo cavallerizzo, uno spadaccino formidabile e può tagliare la testa a un toro con un solo colpo di daga. Altrettanto successo l’ha ottenuto nelle conquiste femminili. Veste in genere da laico, spada al fianco, abito da gentiluomo. Porta una piccolissima tonsura tra i folti capelli, per far vedere che è un chierico. Ma, e lo dice a tutti, non ha alcuna inclinazione per lo stato ecclesiastico. Però, il padre papa pensa forse a lui come a un terzo pontefice Borgia. Di fatto, Cesare è intelligente, astuto, e violento. È festoso, ma con gli anni si incupirà. È bruno, due occhi neri scintillanti: una bellezza maschia, con qualcosa di sinistro. Di fronte a lui, nello stesso affresco, c’è la sorella Lucrezia, rappresentata come santa Caterina: una figura flessuosa, snella, il volto lungo dalla carnagione chiara, i lunghi capelli biondi presi dalla madre, la bocca larga dai denti candidi, il mento sfuggente come quello paterno e gli occhi chiari. Una persona leggiadra anche se non bellissima, elegante e raffinata.
Gioiosa di carattere, educata alla musica, alla lettura e alla danza, e con una gran voglia di vivere.

Quanto al fratello Juan, è probabilmente il cavaliere in costume “alla turca” nello stesso affresco. Un giovane allegro come il padre, amante della bella vita, e perciò prediletto da Alessandro che lo sopravvaluta e lo ha creato erede del ducato di Gandìa dopo la morte improvvisa di Pedro Luis.

Cosa che gli ha attirato la sorda gelosia di Cesare, che è il primogenito e quindi legittimo erede del ducato.
C’è poi il più giovane, il biondo-ramato Jofré, nel soldato addormentato nel Cristo risorto. Un ragazzo innocuo, per cui il padre prepara un grande avvenire. Infine, inginocchiato di fronte a Maria Assunta, un personaggio non secondario del clan borgiano: Francesco, cugino di Alessandro, tesoriere papale.
Avvolto nell’ampia veste rossa, volge lo sguardo al cielo, ma il suo volto sembra piuttosto inquietante, come a riflettere l’atmosfera dell’ambiente, dominato dal clan spagnolo».
 

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