La fabbrica dei santi
Un'espressione infelice per indicare le tante cause di beatificazione che la Chiesa approva. Padre Bove, esperto di canonizzazioni ci ha rilasciato un'intervista sul tema, pochi giorni prima della sua scomparsa.
Padre Cristoforo Bove, francescano conventuale, docente in varie università pontificie, ha lavorato per circa trent’anni alla congregazione della causa dei santi in Vaticano. E’ stato relatore di canonizzazioni importanti: Padre Pio da Pietralcina, i coniugi Beltrame Quattrocchi, Gianna Beretta Molla e ultima Chiara Luce Badano. Entrando nel suo studio impressionano i tanti cassetti di legno, su cui è apposto un foglio scritto a mano con nome e cognome dei futuri beati. Tra questi c’è Giogio La Pira, Albertina Zirondoli, fondatori di ordini religiosi e tanti laici, almeno un centinaio. Padre Bove però non potrà concludere questi studi, perché l’otto ottobre, appena tre giorni dopo quest’intervista, è morto a causa di alcune complicazioni del suo stato di salute. Lo avevamo incontrato perché ci spiegasse come funziona il suo ufficio, da tanti definito, impropriamente, una fabbrica di santi. Riportiamo stralci di questa conversazione.
Padre Bove ci spiega come inizia una causa di beatificazione. Come si decide la santità di una persona?
Decide il popolo di Dio. Quando muore una persona in fama di santità, il popolo si rivolge al vescovo e lui comincia un’indagine, esamina gli scritti, la vita, la fama. Se il risultato è convincente si scrive alla santa sede chiedendo di istituire la fase diocesana del processo di canonizzazione. Questa fase si apre davanti al popolo e si raccolgono testimonianze favorevoli e contrarie.
Un iter piuttosto lungo…
Dopo questa prima fase due teologi esaminano gli scritti, assieme a dei periti storici. Si esaminano tutti gli aspetti giuridici e solo dopo la causa arriva in vaticano, dove viene affidata ad un relatore secondo le competenze linguistiche e culturali. Ad esempio una causa ucraina viene affidata a chi ben conosce il russo e la storia di questo paese. Dopo questo studio ulteriore il relatore presenta i risultati in un volume, la positio che viene esaminata da nove consultori teologi che esaminano l’eroicità delle virtù. Se il parere è favorevole tutto il processo e la documentazione passa al collegio cardinalizio che può smentire o confermare. Se si conferma il papa firma il decreto di venerabilità e quindi il servo di Dio diventa venerabile. Da questo momento parte poi l’accertamento del miracolo con una commissione mista di medici, scienziati, teologi. Alla causa di Chiara Luce ho lavorato tre anni e devo riconoscenza alla serietà e ponderatezza della sua postulatrice.
Lei è stato relatore di cause importanti, lavora da tempo in questi uffici, quindi la santità non ha più misteri
La santità non è un mistero è una vocazione comune dei cristiani e di ogni essere umano, perché la santità non è la santità dei cattolici o dei cristiani è la santità delle genti, di coloro che vivono onestamente e lealmente dinanzi al mistero del trascendente. I santi, i beati i venerabili, i servi di dio sono proposte pastorali che la chiesa fa umilmente di fronte al mistero di Dio che si rileva glorioso nella pochezza umana.
Mi faccia qualche esempio…
Gliene faccio due Giorgio La Pira e Padre Pio. La Pira è un politico, o meglio è un uomo prestato alla politica, un cristiano che prima di tutto medita il mistero di Dio: va a san Marco a pregare e poi va al lavoro. Fa il sindaco, conosce la macchina amministrativa e lì porta dentro non la testimonianza di un cristiano bigotto, ma porta le sue convinzioni morali e non le predica, le vive. Tanti oggi predicano e non vivono, possono essere maestri, non testimoni. La Pira è un testimone
Qualcuno di questi santi che l’ha sorpresa?
Le dicevo di padre Pio. Ho trascorso sei anni a leggere tutti i documenti custoditi al santo uffizio. Lui non è santo per le stimmate o gli odori o i rumori di contorno come i 50 rosari al giorno. Lui è un uomo semplice, ma che vive continuamente dinanzi al mistero di Dio. La messa, la confessione sono al centro, il resto è rumore commerciale. In un convegno a ottobre scorso spiegavo che le stimmate sono un epifenomeno marginale. La vita mistica è esperienza umana all’interno della quale ci sono tremori sudori…espressioni che hanno del mirabolante e ci colpiscono, ci sorprendono. A me invece ha molto meravigliato la capacità di padre Pio di stare ore di fronte all’eucarestia, il bisogno di tenersi legato al mistero e non la bilocazione o altro.
Ma perché solo alcuni vengono proclamati santi, quando tanti vivono eroicamente…
La santità è sempre la meraviglia di Dio nella storia della pochezza umana. I santi non sono uomini o donne straordinari, Dio li ha scelti come lampade, come testimoni della sua meraviglia. Molti di questi santi hanno subito malattie terribili, esili, processi, calunnie, inquisizioni, ma non avevano paura perché avevano visto Dio Perché alcuni sì e altri no, non lo so o meglio il vangelo dice: “Nessuno conosce il padre se non il figlio e colui al quale il figlio lo abbia voluto rivelare”. La santità proclamata dal papa è un’espressione minima, la punta di un iceberg. C’è una santità più ordinaria ad esempio di mia madre che alleva 7 figli e si sveglia alle 4 per pregare. La chiesa cerca ancora l’eroe, il massimo, l’eccelso e questo appartiene alla grecità. Noi non vediamo l’eroismo ma la costante meditazione del mistero di Dio, di una persona che fa le stesse cose che fai tu, con costanza e solo quando muore ti accorgi che era santa. La chiesa è cresciuta anche nel concetto di santità: dai frati, suore, vescovi prima del concilio di Trento si è passati alla canonizzazione degli educatori come Ignazio di Loyola e Filippo Neri. Oggi c’è la santità coniugale anche se si fa fatica a capirla e poi quella sociale di madre Teresa. Ma mi creda sono migliaia nel mondo le suore che fanno quello che faceva lei. Perché non sono sante? Dio sceglie qualcuno, un carismatico. Perché? Non lo so.
Il suo ufficio è stato talvolta considerato una fabbrica di santi, soprattutto durante il pontificato di Giovanni Paolo II…
Giovanni Paolo II è vero ne ha fatti molti, ma ripeto sono solo la punta di un iceberg. Prima dei suoi viaggi apostolici chiedeva sempre se c’erano figure rappresentative di quella etnia, di quella nazione. Lui ha voluto dare a ciascun popolo i suoi modelli e ha aperto gli occhi della chiesa a tabù quali i martiri dei regimi comunisti, nazisti, i martiri spagnoli, i martiri delle rivoluzioni sociali. La chiesa non ha conosciuto tanti santi come nel XX secolo, un secolo luminoso insieme alle torture della politica, alle sciagure ci sono i martiri, basti pensare a quelli dell’est europeo, dopo 50 anni di comunismo. Il nostro ufficio non è una fabbrica. Studiamo in silenzio, dopo a casa continua lo studio: è solo un servizio al magistero di Pietro.