La donna
Quando “la donna” avrà incontrato Gesù? Immersa nella folla che pendeva dalle sue labbra? Assistendo alla guarigione di un cieco? Trapassata dal suo sguardo – pieno di libertà e dignità – e fissato esclusivamente su di lei?
Certamente Lui era diverso dagli altri uomini, che non guardavano il suo volto ma il suo corpo, per possederlo per un attimo mercenario.
Al narratore non interessa quando e come è stato quel primo incontro. A lui interessa l’essenziale, da quando “la donna” entra nella casa di Simone, il fariseo, senza domandare permesso, puntando diritto su Gesù, l’invitato. Rompe il clima falsamente formale, mette in imbarazzo tutti (eccetto uno). Mai era entrata in una casa di quel livello, l’avrebbe profanata. Ma c’è Lui e non le importa più nulla.
Davanti a tutti piange, anzi trasforma le lacrime in lavacro purificatore, che asciuga con i capelli sciolti, unge i piedi di Gesù e li bacia. Gesti di intimità e d’amore nella sala affollata.
Nel silenzio: di Gesù che accoglie, del padrone di casa attonito e indignato, della “donna”, il cui amore non ha bisogno di parole. Gesù non parla, la lascia fare, si lascia toccare e baciare a lungo, la lascia esprimersi come ha sempre fatto, con un amore di carne. Ma ora totalmente diverso, gratuito, libero perché liberato.
Gesù e la “donna” hanno una cosa in comune. Lo dice Lui: “Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato”. E aggiunge: “Colui al quale si perdona poco, ama poco”. Sembra una contraddizione, ma è chiaro: “la donna” ha sperimentato l’amore infinito che perdona ed è stata assorbita nel vortice di quest’amore, amando a sua volta.
Gesù sa bene “chi e che specie di donna è colei che lo tocca”. Per questo si lascia toccare. Perché è il Dio fra noi, anche e soprattutto fra “le donne” amate che amano.