La donna e l’educazione alla fraternità universale
Due settimane fa mi sono trovato a moderare una tavola rotonda interreligiosa in occasione del Festival Biblico di Vicenza. Con me sedevano un imam e due donne, una indù e l’altra cattolica. Il pomeriggio è stato seguito con grande interesse da tutti i presenti e, devo ammettere, gli interventi hanno espresso tutti con modalità diverse l’urgenza e la necessità del dialogo, ma soprattutto della vita e della testimonianza. La rappresentante indù ha concluso il suo intervento invitando i presenti ad andare nei rispettivi ambienti non tanto a riferire quanto si era detto, ma quanto avevano visto: persone di diverse religioni, capaci di ascoltarsi, apprezzarsi e di condividere un impegno comune di fronte alle gradi sfide dell’incontro-scontro dei molti ‘diversi’ che caratterizzano il nostro mondo. Al termine dei lavori di quel pomeriggio vicentino mi sono sentito di ringraziare gli organizzatori per aver inserito due donne nella nostra tavola rotonda. Era stato evidente il loro contributo con una sensibilità diversa da quella dell’uomo e particolarmente adatta al dialogo.
Non è che l’ultima delle molte esperienze avute in questi anni di vita di dialogo con persone di diverse fedi. Con qualche rara eccezione, ho sempre sperimentato il ruolo fondamentale che il femminile ha nel complesso ed imprevedibile mondo dell’incontro e del dialogo. Questa resta vero per le persone carismatiche – Chiara Lubich e Madre Teresa su tutti per quanto riguarda i tempi recenti – ma non solo. Ho visto che spesso proprio il vissuto di donne, giovani ed anziani, ha aiutato in modo decisivo momenti difficili nell’incontro fra persone di culture diverse.
In tal senso, mi pare di grande spessore l’intervento che papa Francesco ha rivolto venerdì scorso ai rappresentanti della plenaria del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, chiamati quest’anno a riflettere su un tema cruciale: “Ruolo della donna nell’educazione alla fraternità universale”. La categoria di fraternità, infatti, è la cifra decisiva per coloro che si impegnano nel dialogo. Senza la prospettiva antropologica che ci permette di vedere in tutti coloro che ci passano accanto dei fratelli o sorelle il dialogo, qualsiasi dialogo, diventa difficile se non impossibile. In tal senso la donna può svolgere un ruolo fondamentale. Papa Francesco, a questo proposito, ha sottolineato tre punti cruciali: la necessità di valorizzare il ruolo della donna, l’urgenza di educare alla fraternità e l’impegno a dialogare. Si tratta di elementi in cui la donna può svolgere un suo ruolo specifico e offrire un contributo non solo prezioso, ma essenziale.
Infatti, a fronte di un netto predominio maschile nella leadership religiosa che caratterizza tutte le tradizioni, resta fondamentale la necessità di riconoscere la «capacità della donna di educare alla fraternità universale». Infatti, ha riconosciuto Francesco, «quando le donne hanno la possibilità di trasmettere in pienezza i loro doni all’intera comunità, la stessa modalità con cui la società si comprende e si organizza ne risulta positivamente trasformata, giungendo a riflettere meglio la sostanziale unità della famiglia umana». È indubbio che questo permette di consolidare un’autentica fraternità. Per questo motivo il papa ha incoraggiato a favorire l’entrata delle donne nel cuore della vita sociale, economica e politica, sia a livello dei singoli paesi sia a livello internazionale. Siamo tutti ben coscienti che la strada per un tale riconoscimento e valorizzazione della figura femminile è ancora lunga e gli ostacoli anche nelle società che più si ritengono moderne ed avanzate non sono pochi.
Bergoglio riconosce che «le donne, in quanto educatrici, hanno una particolare vocazione, capace di far nascere e crescere nuove modalità di accoglienza e stima reciproca». In effetti, «la figura femminile è stata sempre al centro dell’educazione familiare, non esclusivamente in quanto madre». Per questo l’apporto delle donne nel campo dell’educazione è inestimabile. Infatti, senza nulla togliere al contributo dell’uomo nella stessa direzione, «le donne, legate intimamente al mistero della vita, possono fare molto per promuovere lo spirito di fraternità, con la loro cura per la preservazione della vita e con la loro convinzione che l’amore è la sola forza che può rendere il mondo abitabile per tutti». Per papa Francesco sta proprio nella donna la possibilità di superare quella “cultura dello scarto” che caratterizza l’attuale mondo globalizzato e secolarizzato.
Infine, papa Bergoglio è giunto alla questione specifica del dialogare, riconoscendo che proprio «le donne sono impegnate, spesso più degli uomini, a livello di “dialogo della vita” nell’ambito interreligioso». Dialogare, infatti, e papa Francesco ama ripeterlo spesso e in diversi contesti, significa costruire legami di amicizia e di rispetto, saper accogliere l’“altro”, invitandolo a entrare e ascoltandolo a fondo. Qui la capacità della donna può offrire contributi profondamente legati alla natura pronta alla maternità e, quindi, alla suprema accoglienza.
Ho apprezzato in particolare una segnalazione, a parer mio importante, di papa Francesco. «Il contributo delle donne non va limitato ad argomenti “femminili” o ad incontri fra sole donne». Quante volte, infatti, in occasione di convegni interreligiosi ho visto sezioni per le donne di fede o di dialogo, che, sebbene di grande profondità e successo, finiscono sempre per non contribuire ad una vera esperienza di dialogo universale completa. Come ha sottolineato Bergoglio, «il dialogo è un cammino che la donna e l’uomo devono compiere insieme». La donna, infatti, e questo l’ho sperimentato in più di un’occasione in momenti difficili che si incontrano nell’avventura del dialogo, possedendo caratteristiche peculiari, può offrire un importante apporto al dialogo con la sua capacità di ascoltare, di accogliere e di aprirsi generosamente agli altri.