La donna è indivisibile

Riconoscere il valore economico e sociale della cura dei figli e degli anziani. La proposta durante le Giornate sociali cattoliche a Danzica.

(dal nostro inviato) E’ visibilmente soddisfatto, mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, quando accenna al fatto che i concittadini irlandesi hanno votato a favore del Trattato di Lisbona. L’Unione europea beneficia adesso di un contributo particolarmente prezioso in questo momento. L’applauso dei partecipanti alla prima edizione delle Giornate sociali cattoliche per l’Europa, in svolgimento da giovedì 8 qui a Danzica, è caloroso e grato per lo scampato pericolo.

 

<La solidarietà – sottolinea il presule – è partecipazione, è responsabilità per promuovere quei valori che costituiscono lo spirito continentale dell’Unione europea>. E per mettere in luce il concetto, mons. Martin ricorre in modo inusuale ad una canzone italiana degli anni Settanta. Cita infatti “La libertà è partecipazione” di Giorgio Gaber.

La sfida più impegnativa è, infatti, quella di <contrastare l’apatia sia dei politici, sia di tanti cattolici europei riguardo ai valori di fondo dell’uomo>.

 

Come costruire in questo scenario un nuovo ordine internazionale e una nuova Europa? L’arcivescovo irlandese fa presente che non è il caso di confidare unicamente nel ruolo delle istituzioni e delle strutture. Più che mai adesso è il tempo dei cittadini, delle <persone che vogliono impegnarsi, che alimentano la partecipazione sino ad influenzare l’opinione pubblica>.

Altro che <essere atei dalle 9 alle 17 e poi credenti fuori dall’orario di lavoro, solo nella vita privata>, stigmatizza quella che è una diffusa convinzione che intende emarginare i cattolici dai luoghi dove si decide il futuro di tutti.

 

A indicarne qualche conseguenza provvede Anna Zaborska, parlamentare europeo della Slovacchia. Ella ricorda che la Carta dei diritti della famiglia, che tra poco entrerà in vigore, non contiene una definizione precisa di famiglia e tiene rigorosamente distinti il concetto di famiglia da quello di matrimonio. Si parla di genitori, ma non di un padre e di una madre.

Anche la donna è vittima di questo strabismo, figlio di una cultura che non guarda alla persona nella sua unità. La parlamentare slovacca ricorda <che le politiche europee sulla donna con un’età tra i 15 e i 60 anni sono in contrasto tra loro, mentre la donna resta indivisibile>. Le misure a favore della donna lavoratrice, infatti, la discriminano se ella sceglie di prendersi cura in modo prevalente dei figli e delle persone anziane in famiglia.

 

Quale allora l’impegno che questa assise di 300 cattolici provenienti da 29 Paesi intende prendersi? La parlamentare slovacca offre una proposta: riconoscere il valore economico e sociale della cura dei figli e degli anziani, perché se le nuove generazioni, ad esempio, sono tirate su bene, si ridurranno drasticamente i fenomeni di bullismo, emarginazione, devianza e delinquenza. Con enormi benefici anche per i bilanci pubblici, locali e nazionali.

Insomma, tutelare la famiglia e riconoscerne il ruolo sociale – emerge anche al convegno di Danzica – non è una battaglia di retroguardia, ma una proposta innovativa, se si vuole scommettere su società coese e su un futuro del Continente aperto alle nuove generazioni.

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