La Donna allo specchio è a Milano
Proveniente dal Louvre di Parigi, il quadro di Tiziano sarà in mostra a palazzo Marino fino al 6 gennaio.
Era il 1515 e Tiziano, uscito dalla sfera di Giovanni Bellini e del Giorgione, si immetteva prepotentemente sulla scena pittorica veneziana. Avrebbe creato la monumentale Pala dell’Assunta ai Frari, per il grande pubblico e lo stupore dei contemporanei. Per i privati – la cerchia di nobili amici e di committenti coronati – inventava variazioni sul tipo femminile mitologico, proponendo figure di fresca vitalità e di carnalità sanguigna. Erano tele in cui personaggi reali si nascondevano sotto le sembianze di Flore, Veneri o di signore opulente, di concerti musicali o rievocazioni di scene mitologiche, come il mito di Dioniso.
La Donna allo specchio, proveniente dal Louvre di Parigi, è una di queste figure. Chi sia la donna dai capelli biondi fluenti, dall’ampio abito scollato sul petto, accanto ad uno specchio su cui si riflette la propria immagine – specchio fornito da un gentiluomo barbuto – è ignoto. Forse Laura Dianti, amante del duca ferrarese Alfonso I d’Este?
Fin dall’antichità lo specchio è sempre usato dagli artisti come segno d’amore, di immagine dell’anima, di divinità, come ad esempio nei reperti etruschi. Il Rinascimento conosce un vero culto dello specchio: i ritratti di donne o di uomini – dal Parmigianino a Palma – con questo strumento di bellezza sono parecchi. E bisogna dire che l’immagine di donna allo specchio percorrerà ancora molte opere d’arte, fino a Velàzquez e ai contemporanei (come evidenziato nel bellissimo catalogo Skira).
L’immagine tizianesca, squillante di colori caldi, impregnati di luce, esalta il colloquio amoroso fra la dama ignota e il suo innamorato. Le parole che i due si sussurrano sono affidate al gioco delle ombre, ai riflessi luminosi, alla pastosità delle pennellate che creano una figura viva, in carne ed ossa, presso cui l’uomo si avvicina trepidante. È il “cromatismo magico” di Tiziano che in quegli anni dà la svolta alla pittura veneta e influenza enormemente anche quella europea.
A noi, cinquecento anni dopo, la tela parigina suscita lo stesso stupore che provocò all’epoca. Certo, abbiamo smarrito l’identità della donna, ma non importa. Quel che la poesia di Tiziano ci lascia è la presenza dell’universo femminile e il suo fascino che dura nel tempo.
Mario Dal Bello. Fino al 6/1 (catalogo Skira)