La “divina calma” di Paris Bordon
Chi percorre la Pinacoteca Vaticana si trova davanti una vasta tela centinata con San Giorgio che uccide il drago, ora restaurata ed esposta a Treviso. Il cavaliere giovane e biondo dall’armatura luccicante alza la spada per finire il mostro, mentre la principessa osserva da lontano come i cittadini di Noale, il paese presso Venezia nella cui chiesa dei conventuali era posta l’opera.
L’aria è chiaramente veneziana e il santo è un cavaliere sereno come l’Orlando dell’Ariosto. Si sente il colorito di Tiziano, si indovinano il fare largo di Palma il vecchio, la morbidezza di Giorgione nel paesaggio ed un ritmo scultoreo nell’eroe armato che sa di arte tosco-romana. Paris Bordon di Treviso ha 25 anni, ha studiato con Tiziano, conosce i colleghi contemporanei ma usa la sua lingua: pacata, serena, mai drammatica. È un buon musico, un amico, sta fuori dalle gelosie dei colleghi e del grande Tiziano in modo particolare, che lo scavalca senza troppi scrupoli quando c’è qualche commissione importante in ballo.
Ma Paris va oltre, è sé stesso fino quando muore a 71 anni nel 1571. Va in giro: Vicenza, Crema, a 38 anni è a Fontainebleau da Francesco I dove incontra i folli manieristi Rosso e Primaticcio, dipinge bene e si fa pagare meglio. Così il suo stile si evolve in nuove stagioni, restando comunque sereno, pacificante, comprensibile, senza i drammi di un Pordenone o le tristezze di un Lotto.
Una passeggiata fra le opere della rassegna trevigiana ce lo dimostra.
Troviamo alcune Sacre Conversazioni all’aperto, la moda inventata da Tiziano. Paris è arioso, ha un colore succoso, bei paesaggi calmi, forme armoniose, sentimenti pacati e qualche torsione muscolare alla Pordenone esibita tranquillamente. Una religiosità “normale”, di bella gente che vive a contatto con la natura. Tiziano e Palma insegnano. Paris celebra felicemente i santi, il paesaggio. La fede è cosa bella e serena.
Ma Paris non si ferma alle opere devozionali. È un ritrattista ricercato. Si ricorda certo dell’amato Giorgione nel Gentiluomo da Monaco esemplato sul Ritratto Giustiniani del maestro, conosce l’interiorità di Lotto e Moroni nel Ritratto di Nicolaus Korbler da Vienna, presenze prive di inquietudine, vere, sicure. Quando è sui 40 anni e incontra i manieristi toscani come il Salviati illumina le tele con una luce cristallina, fredda, priva però di fughe in avanti per non perdere la sua “divina calma”. Ecco un esempio: il Ritratto di giovane donna da Londra, una bellezza bionda in seta rossa, fiera, lucida. Questa luminosità tersa più che morbida pervade le scene mitologiche come Venere, Marte Cupido incoronati da Imeneo (Vienna): una sensualità frenata, una armonia trasparente, l’amore come bellezza d’avorio, così lontana dal ritratto giovanile, morbidissimo, dei due amanti (Milano, Brera).
Ma forse il lavoro più noto e per il quale vinse il concorso su Lotto e Pordenone è la tela della Consegna dell’anello al doge (Venezia, Accademia). Una architettura chiara, un ritmo musicale nella solennità dell’evento, i ritratti precisi, il colore luminoso: qualcosa di pacificante, un sentimento aulico, celebrativo e insieme chiaro, semplice. Paris rimane sé stesso sempre, come lo vide e lo conobbe il Vasari: un uomo buono e mite, colto senza superbia, che abbraccia con uno sguardo calmo la vita umana: santi e donne, natura e religione, amori e fede. L’arte come una divina serenità nel mondo. Da non perdere.
Paris Bordon Pittore divino. Treviso, Museo Santa Caterina. Fino al 15. 1 (catalogo Marsilio)
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