La disonestà non paga

Quattro mila le vittime potenziali delle intercettazioni illegali del settimanale inglese "News of the world " di Rupert Murdoch. Fondato a Londra nel 1843, domenica chiude
News of the world

Ultima edizione domenica 10 luglio, nel senso letterale: News of the World il colosso domenicale del Sun chiude per sempre. Il gossip questa volta non paga e lo scandalo nasce in casa propria. Tre milioni di copie vendute, giornale a base di sesso, sangue e perversioni, News of the world del magnate Rupert Murdoch ha fatto largo uso di intercettazioni illegali senza disdegnare neanche il pagamento e la corruzione della polizia per preziose informative trafugate. Perché?

 

Gossip e ricatto Il primo motivo sicuramente economico. Il gossip paga e fa vendere più copie. C’è una domanda popolare di gossip seriale per avere l’impressione di entrare nell’olimpo degli dei, rappresentato dalle celebrità, e seguire passo passo le loro vicende personali e amorose che li trasformano in comuni esseri mortali. Inoltre è un’arma di ricatto. Quale politico, calciatore, attore non si sentirebbe minacciato sotto il ricatto del potere di un giornale che può rovinare per sempre la loro reputazione con rivelazioni pruriginose? Storie che hanno tenuto col fiato sospeso calciatori come Paul Gascoigne, il sindaco di Londra Boris Johnson, attori come Jude Law. Lo scandalo, scoppiato il 5 luglio ha indignato l’opinione pubblica per la scoperta dell’intrusione nel cellulare di Milly Dowler, una tredicenne rapita e uccisa nel 2002, cancellando alcuni messaggi della segreteria e alterando il regolare corso delle indagini. E lo scandalo cresce perché oggi Andy Coulson, già direttore della comunicazione del primo ministro David Cameron e direttore di News of the world è stato arrestato dalla polizia britannica.

 

Gli squali dei media In tutta la vicenda si riscontra un cinismo non raro nei mezzi di comunicazioni sottoposti ad una concorrenza spietata per continuare a sopravvivere.

A New York, dove lavoravo in un canale televisivo multietnico con decine di canali, fu assunto un vice direttore generale con ampie deleghe di spese. Promise grandi investimenti, furono iniziati lavori per nuovi studi, con grandi esborsi finanziari. Dopo qualche mese si capì l’antifona. Era uno «squalo». La società televisiva era quotata in borsa e lui la stava conducendo al fallimento per potersela ricomprare a poco prezzo. Fu scoperto e cacciato, ma la società fallì ugualmente. Anche dietro l’operazione del giornale News of the world ci sono tanti squali e squaletti formati con un imprinting ben chiaro. A cominciare da uno squalo femmina, la rossa (di capelli) Rebekak Brooks, amministratore delegato del gruppo di Rubert Murdoch, il grande squalo della comunicazione mondiale.

 

Il ruolo della società civile Del resto chi è disonesto nel poco è disonesto anche nel molto. E il fine non giustifica i mezzi usati neanche in questo caso. Anche i mezzi sono parte del percorso nella fedeltà all’onestà professionale, e se sono usati in modo disonesto, il corpo sociale, non solo gli inserzionisti pubblicitari, lo rigetta. E questa, in fondo, è una buona notizia per riscoprire la dignità e il senso del limite di una professione esposta a mille interessi e complessi scenari da approfondire che spesso sfuggono alla lettura della società civile.

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