La Direzione di Anselmo

Con la mostra dedicata all’artista piemontese prende avvio "Archivi", una nuova serie di appuntamenti alla Gam di Torino che intendono valorizzare rare opere d’arte. Al centro della mostra è "Direzione", un’opera del 1967
DIREZIONE DI GIOVANNI ANSELMO

"Direzione" è un prisma a base triangolare rivestito di fòrmica nera, sulla cui faccia superiore è inserita una bussola. Grazie alla presenza dell’ago magnetico, l’opera si presenta come un dispositivo capace di auto-determinare il proprio orientamento nello spazio.

 

In esposizione dal 6 aprile all’ 11 settembre, a cura di Gregorio Mazzonis e Maria Teresa Roberto, presso la Gam di Torino, l’opera di Giovanni Anselmo si chiama “Direzione”, 1967. Le forme di Anselmo sono pure e semplici, sono volumi puri sotto la luce, strutture primarie, archetipi dell’inconscio. L’opera si estende “oltre”, oltre la forma, connettendosi ai campi magnetici che attraversano la Terra, al centro del kosmos, che a sua volta rimanda ad altri poli o centri dell’universo. L’invisibile – le leggi scientifiche dei campi magnetici, la forza gravitazionale, il principio di indeterminazione di Heisenberg – è messo in relazione con una semplice forma visibile, per affermare lo stretto rapporto che lega la materia e l’energia. In questo senso Anselmo non costruisce con la forma, ma si esprime con il vuoto in continuo dialogo tra essere e non essere, stasi apparente e movimento. L’oggetto è in realtà un’apparente oggettualità, in quanto carico di un portato energetico mentale che conduce all’estinzione dello stesso, alla negazione della sua stabilità, all’affermazione del suo “divenire”, più che del suo “essere”, come osserva Germano Celant.     

 

Si tratta di un fatto imprevisto e imprevedibile che conduce al caso limite dell’energia, del momento mentale puro. Anselmo aveva già esposto l’opera nella prima personale presso la galleria torinese di Enzo Sperone l’11 aprile 1968. In quell’occasione furono mostrate altre opere, volumi primari dai materiali industriali, formica, perspex, polistirolo, strutture statiche in equilibrio precario, «fascinazioni macroscopiche di un evento energetico in potenza», le definisce Germano Celant. Maurizio Fagiolo, nel breve catalogo che accompagna la mostra parla di attimi statici dislocati nel tempo, di un movimento tipico di «Achille e la Tartaruga», di «una bella lezione di relatività».        

                                                                                                                                               

Nei mesi successivi ad aprile, Anselmo ha poi ripreso quello stesso principio in una serie di lavori in cui l’ago magnetico era posto in un recipiente di vetro per l’evento “Prospect ‘68” e “arte povera + azioni povere”. Le fotografie dell’allestimento di Paolo Bressano, i cui negativi sono presso la Fondazione Pistoletto di Biella, i testi di Germano Celant e di Maurizio Fagiolo per il piccolo catalogo di Tommaso Trini sono complemento dell’opera d’arte stessa “Direzione”. Questa presentazione si collega alla grande mostra di Anselmo in concomitanza con questa della Gam, presso il Castello di Rivoli, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria.

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