La dignità dei minori in Rete

Un forte messaggio del papa in occasione del convegno sulla pornografia organizzato dall’Università Gregoriana

«Un problema nuovo e gravissimo, caratteristico del nostro tempo: la protezione efficace della dignità dei minori nel mondo digitale». Così il papa, a conclusione del convegno che l’Università Gregoriana ha organizzato per approfondire, in tutte le sue sfaccettature, il tema della pornografia, specialmente verso i minori.

Il problema è urgente, visto che sono 800 milioni i minori che utilizzano Internet. Numeri che potrebbero anche essere sottostimati, se è vero quello che documenta il libro Nasci, cresci e posta di Cosimi e Rossetti, appena pubblicato da Città Nuova: secondo la recente inchiesta di Mary Aiken, cyberpsicologa forense, un quarto dei bambini tra 9 e 10 anni, e la metà di quelli tra 11 e 12, usano Facebook, pur se vietato dalle regole che lo stesso social si è dato (minimo 14 anni). Quindi è chiaro che tanti bambini sanno iscriversi a FB mentendo sulla propria data di nascita. Con tutti i rischi conseguenti.

Di fronte a un mondo digitale che «ha trasformato in pochi decenni il nostro ambiente di vita e il nostro modo di comunicare e di vivere», il papa non è negativo, riconoscendone le «potenzialità bellissime». Ma non è nemmeno passivo, perché sa che c’è una sfida cruciale «per l’avvenire della famiglia umana: la protezione della dignità dei giovani, della loro crescita sana, della loro gioia e della loro speranza».

Il papa elenca nel dettaglio le minacce nei confronti dei minori: «diffusione di immagini pornografiche (sempre più estreme perché con l’assuefazione si alza la soglia di stimolazione); sexting (invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite Internet o cellulare); sextortion (il malintenzionato convince la vittima a farsi mandare foto e video osé e poi chiede un riscatto per non pubblicarle); bullismo; adescamento a scopo sessuale; traffico della prostituzione; visione in diretta di stupri e violenze». Sembra proprio che «il male trovi modi sempre nuovi e più efficaci» per manifestarsi.

Il problema è che di fronte al dilagare del lato oscuro della Rete, «nessuna autorità nazionale da sola si sente capace» di arginare il fenomeno. Allo stesso tempo il rapido sviluppo delle tecnologie «mette “fuori gioco” le generazioni più anziane, rendendo difficilissimo o quasi impossibile il dialogo tra le generazioni e la trasmissione equilibrata delle norme e della saggezza di vita acquisita con l’esperienza».

Siamo perduti? No. Papa Francesco incoraggia a «non lasciarsi dominare dalla paura e nemmeno lasciarsi paralizzare dal senso di impotenza, perché la libertà umana è capace di limitare la tecnica, di riorientarla e metterla al servizio di un altro tipo di progresso».

Per essere efficaci bisogna però stare attenti prima di tutto a non sottovalutare «il danno che le immagini violente e sessuali provocano nelle menti malleabili dei bambini (e non solo) con conseguenti disturbi psicologici che si manifestano nella crescita». Il rischio è grande perché la pornografia può stravolgere «l’immaginario dell’amore e delle relazioni tra i sessi», incidendo sulla capacità, una volta adulti, di avere una felice vita affettiva e sessuale di coppia.

Un altro mito da sfatare è quello delle soluzioni tecniche automatiche, che da sole basterebbero ad identificare e bloccare la diffusione di immagini pericolose. A parte l’inefficacia pratica di queste soluzioni, il papa sottolinea saggiamente che è molto più importante, per bambini, ragazzi e adulti, sentire e condividere «la forza dell’esigenza etica» in tutta la sua ampiezza.

Infine, il terzo errore di prospettiva è «la visione ideologica e mitica della rete come regno della libertà senza limiti». È vero che Internet ha aperto uno spazio nuovo e larghissimo di libera espressione, ma quando si parla di pornografia non si tratta più di un esercizio di libertà, ma di «crimini, contro cui bisogna procedere con intelligenza e determinazione», a livello di governi e forze dell’ordine, con approccio «globale, come globale è diventata la rete».

È necessario risvegliare quindi «la consapevolezza della gravità dei problemi», collaborando all’obiettivo delle Nazioni Unite di porre fine, entro il 2030, all’abuso, allo sfruttamento, al traffico e ad ogni forma di violenza nei confronti dei minori. Mobilitarsi, come singoli e collettivamente, «perché i bambini possano guardarci sorridendo, conservando uno sguardo limpido, ricco di fiducia e di speranza».

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