La diffusione dell’istruzione

Collegi, università, scuole: l’opera dei gesuiti e di altri ordini nel XVI secolo.
Missione gesuita a Sant'Anna (Bolivia)

Un altro grande ordine è quello fondato da sant’Ignazio di Loyola. La Compagnia di Gesù è l’ordine della borghesia per eccellenza, nasce al tempo del Concilio di Trento e tiene conto anch’esso della povertà evangelica introdotta nella Chiesa. Ma come è accaduto a san Benedetto e a san Francesco, ai suoi primi passi anche l’ideatore degli Esercizi spirituali intendeva semplicemente diffondere il Vangelo di Gesù Cristo.

 

In pratica i gesuiti creano collegi e università in tutta Europa e poi nel mondo, formando l’élite aristocratica e borghese. All’inizio le scuole sono solo ecclesiastiche, non esistendo scuole statali, per cui la Chiesa fa un’opera meravig1iosa di diffusione dell’istruzione, attraverso i seguaci di sant’Ignazio come pure attraverso altri ordini suscitati da Dio. Basti pensare che in Francia, cinquant’anni dopo la confisca delle scuole elementari parrocchiali, dovuta alla Rivoluzione, ancora le nuove non sono così ben organizzate come quelle! I gesuiti diverranno talmente influenti sia come confessori sia come consiglieri che finiranno per essere soppressi per un lungo periodo, anche per incamerarne i beni.

Tralasciando l’opera enorme che la Compagnia di Gesù e gli altri ordini hanno fatto nel campo delle missioni, arriviamo al 1700 e al 1800.

 

Prima di quest’epoca si viveva soprattutto di agricoltura, di pesca, di commercio all’interno dell’Europa e con il mondo orientale, col Sudamerica, con l’Africa. Ad un certo momento, soprattutto in Inghilterra (è lì che parte questo movimento), persone prese dai campi si incominciano ad organizzare, lavorando insieme alla
tessitura.
 

Quando Adam Smith, il teorizzatore del capitalismo, scrive il suo trattato di economia, viene rivoluzionato il concetto di ricchezza. Fra l’altro, Smith sostiene che essa non consiste nella terra, come sostenevano i suoi predecessori, ma nel lavoro. E questa è una grande novità, considerate le industrie esistenti all’epoca. Con un termine che adesso gli economisti non usano più, Smith afferma che il valore della merce viene determinato dal lavoro, ciò che ripete anche il suo connazionale David Ricardo. Altri in seguito, apportando modifiche alle varie teorie economiche, affermeranno che tale valore deriva anche dallo scambio, cioè dal potere o meno di acquisto.

 

(continua)

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