La difficile scelta di Joelma

Decidere di portare avanti una gravidanza a rischio, sapere che il bambino sarà malformato e poi... Una storia dal Brasile
Embrione

Joelma è una mamma brasiliana. Ha tre figli (una giovane di vent’anni, un ragazzo di undici e una bambina di sei). Quando rimane di nuovo incinta i medici le dicono che la gravidanza sarà molto difficile, che il bambino potrebbe morire durante la gestazione oppure nascere con gravissimi problemi fisici e mentali.

Joelma è sola, l’unico che le sta vicino sono io, ma dall’Italia. Disperata, all’inizio vorrebbe abortire, anche se le sue convinzioni sono sempre state in favore della vita. Ne parliamo e, a poco a poco, Joelma decide di volere il bambino. La gravidanza è difficile e dolorosa e dopo cinque mesi deve sottoporsi ad un intervento chirurgico per diminuire il rischio di malformazioni nel bambino, quando nascerà. Decide di chiamarlo João Pedro. Ma un mese prima della nascita il piccolo muore.

Al momento della sepoltura al cimitero Joelma è totalmente sola. Pochi giorni fa mi ha confidato: «Nonostante tutto, tenerlo è stata una vittoria. Ancora adesso al centro ginecologico alcune infermiere mi dicono che sono matta, perché ho portato avanti la gravidanza. Ma oggi sono stata al cimitero e mai mi sono sentita così amata: sembrava che João Pedro mi accarezzasse.

Sono rimasta lì più di quattro ore, ho tolto l’erba, ho pregato. È stato molto bello. Immaginavo che seppellirlo sarebbe stata la cosa più dolorosa, ma sapere dove trovarlo, avere un posto dove andare, mi dà un senso e la nostalgia si addolcisce».

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