La denuncia del cardinale
La risposta del Direttore ad un lettore sulle discordie che "bloccano i pensieri di un'intera nazione".
Caro Direttore, sono spinto a scrivere dopo le parole pronunciate dal card. Bagnasco e il suo editoriale “Angustiati, si proprio così” che condivido pienamente. Vorrei aggiungere qualcosa riguardo alle parole del cardinale, premettendo che il suo appello per «una generazione di italiani e di cattolici che sentono la cosa pubblica come fatto importante e decisivo» è assolutamente da accogliere e da mettere però concretamente in atto.
Vorrei aggiungere che deplorare indistintamente discordie personali può non contribuire a fare chiarezza. Dire che quelle discordie «che, diventando pubbliche, sono assunte a pretesto per bloccare i pensieri di un’intera nazione», non mi sembra. Se non mi sbaglio quelle discordie rivelano qualcosa di più profondo, un diverso modo di guardare alle necessità della nazione e a come risolverle.
Se quelle discordie riguardano ciò, non mi sembra che blocchino i pensieri di un’intera nazione; piuttosto mi sembra che stimolino (più che un indistinto appiattimento su ciò che scorre) tutti i cittadini a riflettere sui bisogni di questa nazione e sui possibili modi di affrontarli (come lei, sig. direttore, indica nel suo editoriale)».
Giovanni Caso
Caro Caso, sono d’accordo con lei nel dire che il pensiero di un’intera nazione non può essere bloccato dalle diatribe personali che diventano pubbliche. Ma che blocchino buona parte del Paese, questo sì. I media hanno ormai un peso tale nella nostra vita – pensi a quante ore i giovani e meno giovani restano “connessi” – che la loro influenza non può ancora essere quantificata e qualificata correttamente. Ma è certo che tanti nostri pensieri vengono inibiti o al contrario favoriti dalla continua esposizione a questo o quell’argomento.
C’è da vigilare attentamente su quest’aspetto della nostra vita. Il presidente del Consiglio, da eccezionale comunicatore qual è, da tempo ha intuito essere centrale nella nostra vita postmoderna: non a caso prima di scendere in politica ha investito enormi risorse sulla televisione.
Ora, però, sembra che il giocattolo stia sfuggendo di mano allo stesso Berlusconi, che non credo abbia più molto interesse politico a sbandierare le diatribe con Fini per un appartamento a Montecarlo. Certo, i giornali di famiglia hanno orchestrato la campagna dalla volontà denigratoria nei confronti del presidente della Camera, ma in fin dei conti i risultati sono stati nel complesso assai negativi. Pure lui se n’è reso conto, mi sembra.