La democrazia dei corrotti

Arrestato l’assessore Zambetti: comprava voti della 'ndrangheta. Un sintomo della penetrazione della malavita calabrese nei gangli vitali della società lombarda
Pirellone a Milano

È una Milano attonita, dove l’aria che si respira è più pesante ancora dei Pm10, dei gas e delle polveri sottili che superano ormai ogni giorno la soglia del valore massimo stabilito. Perché se le polveri sottili minacciano di morte per cancro ai polmoni un alto numero di abitanti della Lombardia, qui c’è di più: un altro cancro ha corroso la coscienza civile e sta mietendo vittime ovunque. Vittime che per denaro, per sete di potere o egoismo insaziabile si prestano a giochi di una vergogna inaudita.
Il tutto racchiuso sotto un nome solo: 'ndrangheta. 'Ndrangheta sempre più invasiva e feroce. Le indagini che negli ultimi mesi avevano coinvolto assessori e consiglieri del Consiglio regionale e provinciale, avevano lasciato intuire che nel calderone degli interessi alla cosa pubblica c’era un marciume sommerso di proporzioni non quantificabili. Ora è tutto più evidente.

E se gran parte dei cittadini di Milano si sentono vergognati, delusi e increduli, c’è una magistrato che sapeva di perseguire un filone di indagini che avrebbe scoperchiato il pentolone. Eccoci al capolinea, almeno per quel che ci è dato di sapere.
L'inchiesta che ha portato all'arresto dell'assessore Domenico Zambetti ha infatti dimostrato la capacità di incidere «sulla democrazia del Paese e sulla libertà di voto» come ha ricordato Ilda Boccassini, procuratore aggiunto di Milano durante la conferenza stampa convocata a Palazzo di giustizia. La Boccassini ha detto che Domenico Zambetti, l'assessore regionale alla Casa, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e scambio di voti con la criminalità organizzata, era diventato «patrimonio di tutta l'organizzazione criminale. Nel momento in cui un pubblico funzionario consapevolmente si porta verso una organizzazione criminale è evidente che rimane inglobato nel meccanismo e che deve fare dei favori. È come se ci fosse stato un patto, perché anche altri soggetti criminali poi chiedono favori».

Un aspetto particolarmente «inquietante», secondo la Boccassini, è la circostanza che Zambetti, quando ad un certo punto si rifiuta di pagare, è sottoposto a «minacce e atti di intimidazione e alla fine cede e paga». E tutto questo nella terra della Lega Nord un tempo garantista dell’onestà e della trasparenza. Valori sacrosanti ma anche questi purtroppo infranti nel giro di poche annate di calendario. La Milano dell’onestà, della schiettezza, dell’operosa ricerca del bene comune dove s’è nascosta?
 
Chi ancora crede all’onestà s’interroga. Tra loro dei giovani, i Giovani per un mondo unito dei Focolari, che si sono dati appuntamento per il prossimo weekend proprio per dibattere e proporre un loro progetto sul tema legalità. Discuteranno e si domanderanno quanto c’entri ancora la legalità con chi lavora in nero, con il politico corrotto, con chi non paga le tasse, con la cosca mafiosa che fa affari anche in Lombardia. E soprattutto cosa si possa fare. Sarà, dicono, «un vero e proprio cantiere».

Milano non è Platì, Corleone o Scampia, scrive Giangiacomo Schiavi sul Corriere della sera: «Gli anticorpi ci sono, i politici e i cittadini onesti pure e c'è anche una magistratura vigile e attenta con le forze dell'ordine capaci di andare a fondo nelle indagini sulla politica corrotta e sulle degenerazioni criminose. Vanno ringraziati per quel che fanno e quel che riescono a fare. Ma serve più coraggio nella denuncia da parte di chi sente sul collo il fiato della criminalità organizzata, come ha sollecitato ancora ieri la titolare dell'inchiesta, per dire chiaramente che si sta con lo Stato e non con l'Antistato. E serve un sussulto etico da parte della classe politica, che non può restar ferma ancora a lungo, in attesa del prossimo indagato o del prossimo arresto».

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