La decisione del Tribunale del Mare sui marò
La decisione del Tribunale del Mare di Amburgo in merito al caso dei due marò italiani è stata sorprendente per entrambe le parti. L’autorità internazionale ha decretato la sospensione di qualsiasi iniziativa giuridica, ponendo, di fatto, lo status quo sulla posizione attuale di Girone e Latorre. Entro il 24 settembre India ed Italia dovranno riferire all’International Tribunal for the Law of the Sea (il Tribunale Internazionale per la legge del Mare) – Itlos – come hanno messo in pratica le decisioni approvate con 15 voti a favore e 6 contrari. Sarà costituito ora un Tribunale arbitrale ad hoc, che dovrà legiferare sul caso.
L’Italia si attendeva qualcosa di più, soprattutto in merito alla possibilità di movimento dei due marines accusati di aver ucciso i pescatori indiani. Come sappiamo, Girone si trova in India, presso l’Ambasciata di New Delhi, e non è più rientrato in Italia dopo la licenza elettorale nel marzo del 2013, che era stata al centro di polemiche e tensioni fra i due governi. I due fucilieri, infatti, erano dovuti rientrare in India per evitare un serio incidente diplomatico fra i due Paesi, dopo la decisione di non far ritorno e, quindi, di non osservare gli impegni presi. Latorre è invece in Italia da vari mesi per riprendersi da problemi cardio-vascolari. Se il primo non potrà lasciare Delhi, il secondo dovrà far ancora richiesta al governo indiano nel caso voglia allungare ulteriormente la sua permanenza in Italia.
Da parte sua l’India esce dalla sentenza di Amburgo con le sue pretese piuttosto ridimensionate. La linea del governo del Kerala prima e di quello nazionale, poi, era sempre stata di affermare che il caso era di competenza indiana e non poteva essere trasferito ad altri organi, italiani o internazionali. Ora la decisione dell’Itlos ha significato uno schiaffo morale al prestigio e alla sovranità del governo di Delhi. Il Paese ha vissuto lo svolgimento del procedimento di Amburgo con un senso di forte patriottismo e senso di nazionalismo. Varie reti televisive sono state collegate in diretta fino al termine dei lavori.
Si tratta di un aspetto piuttosto significativo se si pensa alle problematiche e alle questioni di un Paese come l’India che si concentra su un caso, sia pure internazionale, ma con accadimenti che risalgono a tre anni fa. Come detto altre volte, la questione è un punto di prestigio per l’India e per il suo ruolo internazionale. Il governo di Delhi si è senza dubbio sentito depauperato della propria autorità e della sovranità a decidere e legiferare su quanto avvenuto sul proprio territorio o, comunque, nelle sue acque territoriali.
A conferma di quanto la questione marò sia ancora un elemento di prestigio nel Paese asiatico, il giudice indiano presente all’Itlos non solo ha votato contro la decisione del Tribunale Internazionale, cosa assolutamente giustificata e prevedibile, ma ha rinunciato ad essere presente in aula al momento della lettura della sentenza.
Il discorso Marò, dunque, a più di tre anni dai fatti controversi che hanno suscitato tensioni a non finire è ancora tutto da risolvere. Quello che è importante per il momento è il fatto che la questione non dovrebbe essere più oggetto di manipolazioni politiche da parte di Delhi che ha saputo abilmente usare la carta per elezioni locali e nazionali e per vantare un certo prestigio internazionale. I continui rinvii dovrebbero essere terminati. Le scadenze previste dal protocollo internazionale impongono che per il 9 ottobre venga nominato il tribunale per là arbitrato.
Da parte sua l’Italia, sebbene non abbia ottenuto quanto richiesto per intero, ha comunque avuto la soddisfazione di vedere che il caso è uscito dalle competenze di Delhi ed è ora in mani presumibilmente più imparziali.