La Dama con lo scoiattolo
È un piacere andare nel palazzo dove hanno lavorato per i parenti di papa Urbano VIII Bernini e Pietro da Cortona. Una reggia di famiglia, un monumento al nepotismo e al mecenatismo papale degli anni barocchi. C’erano giardini bellissimi: ora rimane solo la Fontana del Tritone diventata uno spartitraffico al posto di un luogo verde meraviglioso. A fine Ottocento con l’unità d’Italia Roma venne depredata e squarciata, come in parte sta succedendo anche oggi.
Palazzo Barberini dunque, diventato una Galleria museale incantevole, zeppa di opere pregiate – dal Due al Trecento- e dal Quattrocento in poi salendo lo scalone progettato dal Bernini.
Ci sono la Giuditta del Caravaggio, la Sacra Conversazione del Lotto, le Madonne di Filippo Lippi, e poi Guido Reni, Gentileschi, Guercino, El Greco, solo per citare alcuni titoli fino all’immensa volta del salone dove Pietro da Cortona ha affrescato la Gloria dei Barberini con una teatralità barocca febbrile.
In una sala a parte, la numero 16, brillano i ritratti di Hans Holbein, tedesco di Augusta ma emigrato in Inghilterra e diventato ritrattista di genio alla corte del re “barbablù” Enrico VIII. Ecco infatti il sovrano a 49 anni, piantato sulla grossa persona a gambe larghe, il berretto piumato a nascondere la calvizie, la barba rada e rossiccia, gli occhi porcini e cattivi, le mani ai fianchi aggressivi e il vestito raffinatissimo, immenso che lo allarga a dismisura. Ritratto del potere feroce che al re piacque moltissimo: era lui. (Meno male, Enrico era uno che faceva volare le teste per poco…).
Appesi ad un’altra parete, due ritratti di amici, Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro. Il volto fine, l’occhio intelligente di Tommaso, che morrà fedele alla Chiesa, contrastano con il profilo da intellettuale ben vestito di Erasmo, grande umanista ma non grande uomo.
Ed ecco la tavola ad olio che splende nella sala, proveniente dalla National Gallery londinese, dipinta fra il 1526 e il 1528. Una signora ritratta di tre quarti, il viso roseo, una cuffia di pelliccia candida in testa, una mantellina bianca. Emerge dal fondo azzurro nitidissimo insieme ad uno stormo sulla spalla e ad uno scoiattolo che tiene in mano. Chi è questa donna? Sembra sia una signora che apparteneva alla cerchia amicale di Tommaso Moro, oppure pare si chiamasse Anne Lovell, moglie di Sir Francis che lavorava alla corte reale.
Immagine dunque di una donna ricca, possidente, e virtuosa. Lo scoiattolo infatti simboleggia la sapienza e la prudenza, mentre lo stormo sul fico è la voracità, il male. La dama è tentata ma risplende nel bianco e azzurro luminosi come donna forte.
Siamo davanti ad un ritratto di intensità psicologica speciale, quella che Holbein sa cavare dai personaggi e presentare a noi. La dama dell’Inghilterra dei Tudor, sicura del suo status sociale, guarda lontano come in attesa di un futuro florido e tranquillo. Sarà lo stesso anche per noi che l’ammiriamo?