«La cultura unisce»
Il 29 aprile si svolgeranno in molte città italiane iniziative per celebrare la Giornata internazionale della danza. Istituita nel 1982 dall’International dance council e dall’International institut theatre Unesco, e da allora festeggiata in tutto il mondo in onore di Jean-Georges Noverre – nato proprio il 29 aprile e creatore del balletto moderno –, questa giornata riconosce alla danza una valenza fondamentale per lo sviluppo della persona e della società, considerandola un linguaggio artistico universale che supera i confini nazionali, e sottolinea l’importanza dell’introduzione della danza nell’educazione dei giovani, riconoscendo nell’accesso alle arti un diritto di ogni persona da proteggere e difendere.
Inoltre, promuove iniziative per attirare l’attenzione di un pubblico più esteso, portando la danza fuori dai luoghi deputati allo spettacolo. Anche quest’anno, come di consueto, è stato chiesto a un esponente internazionale della danza di scrivere un pensiero. Sono le parole del francese Mourad Merzouki, coreografo per eccellenza dell'hip-hop, che sa fondere discipline diverse nello scambio tra le varie culture della danza. Anche per lui l'esperienza artistica è fondamentale perché «ogni artista vorrà sempre difendere quella forma d’arte che gli ha cambiato la vita. È l’eco di una voce, una parola rivelata, l’interpretazione di un messaggio per l’umanità, la musica senza la quale l’universo non comunicherebbe più con noi, il movimento che ci apre le porte della grazia». L'arte diventa per Mourad Merzouki lo sguardo con cui ammirare il mondo ogni giorno, l'etica con cui affrontare la vita, l'energia per affrontare ogni difficoltà.
«Potrei dire che non esisterei senza la danza?», si chiede l'artista francese. Con la scoperta della sua vocazione artistica si sente «un cittadino speciale che reinventa i codici sociali nel corso dei suoi incontri, rimanendo fedele ai valori della cultura hip hop, che trasforma energia negativa in forza positiva». Un'attività che ha anche risvolti sociali per reiventare la vita di chi, come lui, ha vissuto in quartieri popolari dove predomina la tensione e la frustrazione. «Io sono uno di loro, lo siamo tutti. Sono spinto, forse più di altri, a essere di esempio per aiutare questa gioventù ad alimentare la sua brama di vita. La cultura unisce più di qualsiasi discorso».
Il gusto della bellezza, dunque, può essere fattore di coesione sociale perché può eliminare le distinzioni etinche e di censo. Il poeta René Char diceva: «Sfida la sorte, tieni stretto la tua felicità e affronta i rischi. Vedendo te, gli altri ci faranno l’abitudine». «Dunque – conclude Merzouki – prova, fallisci e ricomincia da capo, ma soprattutto balla, non smettere mai di danzare!».