La croce e le radici cristiane
Presentata a Mosca l'edizione russa de "L'identità religiosa e culturale europea. La questione del crocifisso" di Carlo Cardia
«Senza il sentimento religioso non ci sarebbe la vita collettiva. Se si toglie l’aspetto sociale e collettivo e la religione e si riduce a una dimensione privata, si rischia che essa perda il senso». Cosi si è espressa la prof.ssa Lucetta Scaraffia de “La Sapienza” di Roma, storica e giornalista, alla presentazione dell’edizione russa del libro del prof. Carlo Cardia Identità religiosa e culturale europea. La questione del crocifisso, che si è svolta mercoledì 22 giugno all’ambasciata italiana di Mosca. «L’idea di far tradurre e pubblicare in russo il volume del prof. Cardia mi è stata offerta in occasione del primo incontro con sua eminenza il metropolita Hilarion, e incoraggiata in seguito da sua santità il patriarca Kirill, quando ho voluto ringraziare il capo della Chiesa russa per la solidarietà all’Italia da parte della Chiesa e della Federazione russa nella difesa dei valori e simboli cristiani in occasione del processo Lautsi contro Italia», ha esordito l’ambasciatore Antonio Zanardi Landi.
La croce ha un significato tutto particolare per la tradizione ortodossa. Nella prefazioni all’edizione russa il metropolita Hilarion, presidente del dipartimento per le Relazione Esterne del patriarcato di Mosca, dice tra l’altro: «Nel libro viene esaminato il senso teologico della crocifissione quale simbolo comune della cristianità, il suo significato come eredità spirituale dell’Europa. Nel descrivere il significato fondamentale della croce per la cultura europea, l’autore si rivolge anche alle opere di San Filarete di Mosca. La sua attenzione alla cristianità ortodossa non è casuale poiché proprio nei Paesi di tradizione ortodossa fu fatto l’orribile tentativo di cancellare completamente la fede da tutti gli ambiti della vita sociale. (…). In Europa i cristiani continuano a dover affrontare tentativi di limitazione arbitraria dei loro diritti dovuti all’abuso o alla falsa interpretazione del principio di laicità».
Interessanti gli esempi riportati nella serata, riguardanti la secolarizzazione in atto nei Paesi europei. La prof.ssa Scaraffia ha raccontato di un esperimento educativo francese, in una scuola materna, dove si è incominciato a parlare con i bambini di metafisica, provocandoli con temi impegnativi come la morte e il senso dell’esistenza. Nascevano le domande, ma nessuno dava delle risposte, come se non esistessero. Quelle religiose non si prendevano in considerazione. Il risultato è stato che i bambini si sono trovati disorientati, senza un riferimento, avviati sulla strada del nichilismo. L’ “approccio creativo” all’educazione si è rivelato come soffocamento della libertà della scelta.
Gian Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano, ha sottolineato che il limitare la vita religiosa esclusivamente alla sfera privata ed eliminare la religione dai rapporti sociali non contribuisce alla pace nel mondo, ma alla distruzione completa, al soffocamento e all’inevitabile disgregazione della vita privata e comunitaria.
Il prof. Adriano Dell’Aste, direttore dell’Istituto italiano di cultura di Mosca, ha parlato del significato della parola “tolleranza” nel mondo moderno, che secondo lui potrebbe suonare così: «quello che io non capisco, va eliminato». Dal rispetto benevole verso gli altri la tolleranza si trasforma nella mossa difensiva che tende a eliminare tutto ciò che provoca diffidenza, tutto ciò che è nuovo, non ordinario, sconosciuto, ciò che fa parte della diversità e della ricchezza delle espressioni. Ha ricordato la frase di Dostoevskij, secondo cui «se si spoglia l’uomo della fede e dell’immortalità, muore disperato».
Sorprendente la partecipazione e l’interesse che il tema ha suscitato in un folto pubblico di giornalisti, studiosi, diplomatici e rappresentanti del mondo religioso e civile russo. Quasi che le radici cristiane d’Europa volessero riemergere proprio qui dove più si è cercato di strapparle. Come disse un amico russo: «L’esperienza negativa che noi abbiamo già fatto, togliendo Dio dalla società, l’Europa purtroppo la sta ripetendo in un altro modo».
E non è l’unica manifestazione che in questi giorni tratta temi sulla libertà religiosa. Il 21 giugno 2011 è stata aperta a Mosca, per la prima volta, la riunione annuale del Consiglio europeo dei leader religiosi. Su proposta della Chiesa ortodossa russa, il forum si concentra su "Diritti umani e valori tradizionali in Europa". All’apertura il patriarca Kirill ha sottolineato che oggi nessuna comunità religiosa può ignorare questo problema, e che «nella Chiesa ortodossa russa c’è un atteggiamento particolare riguardo a ciò, radicato nella tradizione e nell’esperienza storica che ha vissuto la nostra Chiesa, in modo particolare nel XX secolo». Ha augurato che la Conferenza possa dare «il contributo intellettuale alla comunità europea coi valori della tradizione religiosa, che da secoli consolidava gli europei nella tensione alla giustizia, in consonanza con le leggi naturali».
«Sui temi della difesa dei valori morali tradizionali in Europa, del problema della cristianofobia, che riguarda non soltanto le regioni in cui i cristiani sono apertamente perseguitati, ma negli stessi Paesi europei con una tradizione cristiana plurisecolare, le posizioni del papa Benedetto XVI e del Patriarca Kirill coincidono» è stato costatato nel marzo di quest’anno, durante la visita al patriarca del card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Sono le sfide atualissime dei nostri tempi.