La Croazia adotta l’euro

La Croazia entra nella zona euro dal 1° gennaio 2023
Croazia zona euro
Il ministro delle Finanze croato Zdravko Maric, a sinistra, tiene in mano una moneta in euro di cartone mentre posa con la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde dopo una cerimonia per la firma dell'adesione della Croazia all'euro a Bruxelles (Foto LaPresse)

È stato completato il processo nell’ambito del Consiglio dell’Unione europea (Ue) che permette alla Croazia di diventare membro della zona euro e di beneficiare dell’uso della moneta comune dell’Ue a partire dal 1° gennaio 2023. Il 12 luglio scorso il Consiglio dell’Ue ha approvato l’adesione della Croazia e ha fissato il tasso di conversione della kuna croata (7,53450 kuna per 1 euro).

Sia l’euro sia la kuna possono essere utilizzati per i pagamenti durante le prime due settimane a partire dall’introduzione dell’euro. Poi, dal 15 gennaio, le banconote e le monete in euro diventano le uniche ad avere corso legale, mentre i prezzi dei beni e servizi saranno riportati sia in euro sia in kune fino al 31 dicembre 2023.

Zbyněk Stanjura, ministro delle Finanze della Repubblica ceca, alla Presidenza di turno del Consiglio dell’Ue nel secondo semestre del 2022, si congratula con l’intera Croazia per essere diventato il ventesimo Stato membro dell’Ue ad aderire alla zona euro, ricordando che «l’adozione dell’euro non è una gara, ma una decisione politica responsabile» e che «la Croazia ha soddisfatto con successo tutti i criteri economici richiesti e utilizzerà l’euro a partire dal 1° gennaio 2023».

Secondo la Commissione europea, il deficit e il debito pubblico della Croazia sono in pareggio, mentre il tasso di disoccupazione è del 6-7%, lo stipendio medio ammonta a poco più di 1.000 euro al mese e le pensioni sono circa un terzo dei salari. La Croazia, che è entrata nell’Ue il 1° luglio 2013, compie, così, un ulteriore passo verso la totale integrazione nell’Ue, che si completa il 1° luglio 2023 con l’ingresso del Paese nell’area Schengen per la libera circolazione delle persone.

L’adozione dell’euro è un lungo percorso che porta gli Stati membri dell’Ue ad una più stretta integrazione con molteplici vantaggi. Infatti, l’euro è la seconda valuta di riserva e la seconda moneta più scambiata al mondo. D’altronde, adottare l’euro significa anche assumersi delle responsabilità, quelle connesse proprio ad una più stretta integrazione economica con gli altri Stati membri della zona euro.

Adottare l’euro significa, inoltre, fissare in modo permanente il tasso di cambio fra la moneta nazionale e l’euro e trasferire la responsabilità della politica monetaria alla Banca centrale europea.

L’integrazione della zona euro implica una convergenza economica con gli altri Stati membri, un processo che può richiedere alcuni anni. Innanzitutto il Paese deve presentare un andamento dei prezzi sostenibile e un tasso medio di inflazione (osservato nell’arco di un anno) che non superi di oltre 1,5 punti percentuali il tasso dei tre Stati membri con i migliori risultati.

Ancora, è necessario avere finanze pubbliche sane e sostenibili; nello specifico, il disavanzo pubblico non dovrebbe superare il 3% del Prodotto interno lordo (Pil), mentre il rapporto tra debito pubblico e pil non dovrebbe superare il 60% del pil.

Poi, un altro elemento importante è la stabilità del tasso di cambio, per dimostrare che l’economia può resistere alle fluttuazioni valutarie. Per questo, il Paese deve partecipare al meccanismo di cambio (ERM II) per almeno due anni senza deviazioni di rilievo rispetto al tasso di cambio centrale dell’ERM II e senza svalutazioni del tasso di cambio centrale bilaterale della sua propria moneta nei confronti dell’euro.

Infine, è necessaria una convergenza normativa, cioè il Paese deve allineare la sua legislazione nazionale, in particolare quella che disciplina la Banca centrale nazionale, al diritto europeo.

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