La crisi ucraina vista da Mosca
È un dato di fatto che la popolarità del presidente Putin in Russia è risalita nei sondaggi in modo impetuoso dopo lo scoppio della crisi ucraina. Cifre che s’avvicinano all’80 per cento di soddisfatti/molto soddisfatti. Come mai? Noi europei ci sorprendiamo perché non capiamo come un dittatore appena mascherato da democratico, un vecchio zar, possa riuscire a rimanere in sella al potere russo nonostante le sue origini nel Kgb, nonostante i tanti morti della Cecenia, nonostante l’aggressione perpetrata ai danni dell’Ucraina.
Conversando con le nostre consuete fonti moscovite, emerge un quadro più sfumato di quanto non possa sembrare. «Sì – ci dicono –, è vero che la visione della Storia non sempre è chiara… Per tanti russi, almeno per tutti gli ultracinquantenni, la Crimea e l’Ucraina stessa sono parte integrante della Russia, e quindi la spinta di Kiev a entrare nella Ue o addirittura nella Nato è vista semplicemente come una annessione territoriale illegale da parte dell’Occidente di un pezzo di madre patria. Ma è anche vero che storicamente la Crimea è sempre stata russa e che le popolazioni russe nell’Est del Paese fanno sì che quelle popolazioni debbano essere trattate adeguatamente, con rispetto».
Nel contempo i russi non possono sperare che l’Ucraina sprofondi nella guerra. Si calcola che un russo su tre abbia dei legami familiari con quel Paese. «Per questi motivi – continuano le nostre fonti – sono decine di migliaia i russi che si offrono volontari per andare a combattere sul fronte ucraino. Per cui è almeno parzialmente vero che i militari russi non sono andati a combattere in Ucraina: sono volontari. Tanti di loro sono ex-militari o militari, ma formalmente varcano la frontiera come volontari. È pure vero che delle madri di giovani scomparsi nella guerra ucraina stanno protestando: quando vengono “arruolati” firmano una dichiarazione di volontariato che spesso non è nota nemmeno ai familiari e che scarica le autorità russe da ogni responsabilità nella loro sorte».
E le sanzioni? Sono efficaci? «È vero, la mozzarella è scomparsa dalle nostre tavole – ammettono le nostre fonti –, così come il parmigiano e il gorgonzola. Ma per decenni il popolo è stato abituato a non avere tali delizie sul proprio desco, quindi ci si adatta facilmente. Forse a soffrirne sono i più ricchi. Gli oligarchi certamente vengono colpiti dalle misure prese da Usa e Ue, ma gli effetti sulla popolazione non avranno luogo prima di un anno. Senza considerare che queste misure spesso vengono aggirate nei mille canali che oramai legano la Russia all’Europa occidentale».
La leva che Putin sta usando è quella dell’orgoglio nazionalista, che non è mai scemato in Russia negli ultimi secoli. «In Occidente non ci si rende conto della gravissima umiliazione patita dai russi dalla caduta del muro di Berlino – proseguono le nostre fonti –. Ancor oggi si avverte come la diffidenza occidentale nei confronti della Federazione russa e dei suoi popoli sia molto chiara e radicata. L’Ucraina, nei piani di Putin, era una pedina importante nella riconquista dell’orgoglio nazionale e nazionalista, una pedina nel piano di condizionamento dell’Europa occidentale. La cacciata di Yanukovic, l’avvicinamento prepotente del governo di Kiev all’Ue stessa e l’appoggio finanziario dato dagli Stati Uniti alla rivolta della Maidan sono stati visti come aggressioni indebite alla autonomia russa e alla sua zona d’influenza. Un po’ come se la Russia avesse tentato di influenzare, ci sia concesso, il Canada o il Messico. Come avrebbe reagito Obama?».
Comunque i russi sono convinti che il loro presidente non abbia nessun desiderio né interesse a trasformare il conflitto locale nell’Est dell’Ucraina in una vera e propria guerra continentale. «La via negoziale pare l’unica percorribile – concludono le nostre fonti –: Putin ha voluto reagire alla scarsa fiducia europea e statunitense mettendo dei paletti. Speriamo tutti, anche a Mosca, che si arrivi a una soluzione diplomatica della crisi, magari con la concessione di una certa autonomia alle regioni dell’Est dell’Ucraina, evitando nel contempo che Kiev entri nella Nato».