La crisi occidentale della ragione e la questione dell’identità

Nell’ambito della società attuale spesso si ha a che fare con persone frantumate nella loro interiorità, immerse in una sorta di flusso continuo in cui è come se il tempo non scorresse dentro l’anima, come se non si possedesse la propria esistenza. Questa frammentazione coinvolge vari aspetti della vita umana correlati principalmente al problema della propria identità, a ciò che si suole designare con l’espressione “essere se stessi”. Proprio per questo si avverte l’esigenza di una riflessione intorno al modo di comprendere se stessi nell’ambito del contesto socio-culturale “occidentale”. Alla ragione, intesa come apertura e penetrazione intelligibile della realtà, è correlata la comprensione della propria identità e del senso da dare alla vita individuale, alle relazioni intersoggettive e al mondo. Proprio per questo occorre capire la crisi che l’Occidente sta attraversando (che è crisi della capacità di pensare) per approfondire il discorso sull’identità all’interno della società occidentale. Per affrontare filosoficamente tale questione occorre riprendere vari aspetti del pensiero di alcuni filosofi, tra cui Hannah Arendt, Martin Heidegger e Max Horkheimer. È interessante iniziare l’esplicazione del capirsi nella società occidentale alla luce di alcune affermazioni di questi tre autori, in quanto hanno maturato riflessioni più o meno convergenti sulla questione della ragione: tutti e tre puntualizzano un cambiamento del modo di usarla e di interpretarla.

 

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