La crisi infinita
Le vicende dei casi di corruzione investigati dalla giustizia brasiliana stanno offrendo materiale per una saga televisiva nella quale la realtà supera la fiction.
In questi giorni è stato arrestato Wesley Batista, presidente del gigante della carne JBS, la firma i cui titolari hanno ammesso di aver pagato gigantesche somme per aggiudicarsi succosi contratti. Wesley e suo fratello Joesley sono accusati di aver violato il patteggiamento con i giudici della delazione premiata. Ma c’è di più. Wesley è anche accusato di aver fatto affari con la tormenta finanziera scatenatasi a maggio dopo le esplosive dichiarazioni dei due industriali, condite della registrazione del proprio presidente della Repubblica, Michel Temer, che incoraggiava il pagamento di tangenti per assicurarsi il silenzio di chi era già finito in carcere.
Le informazioni filtrate provocarono una giornata nera per la Borsa di San Paolo che obbligò le autorità alla chiusura momentanea delle contrattazioni di fronte a una caduta intorno al 10%, mentre il dollaro schizzava da quota 3,28 a 3,4 in poche ore. Gli inquirenti hanno raccolto documenti che indicano che in precedenza JBS si era disfatto di centinaia di milioni in titoli azionari acquistando simultaneamente centinaia di milioni di dollari, in quel momento, a basso prezzo. La contemporaneità tra le dichiarazioni e il crollo in Borsa sarebbe dunque premeditato, cosa che non costuituisce reato. Ma lo costituisce invece il fatto che Wesley Batista fosse in possesso di informazione privilegiata utilizzata ad hoc. La tormenta serviva, possibilmente, per raccogliere i capitali necessari a pagare patteggiamenti tra JBS e lo Stato, che raggiungono i 3,5 miliardi di dollari.
I fratelli Batista e vari manager dell’azienda hanno ammesso alla giustizia di aver pagato bustarelle in cambio di favori a decine di leader politici, tra i quali l’ex presidente della Camera, Eduardo Cunha, oggi condannato, col quale venne patteggiata una somma mensile per 20 anni, per garantire il suo silenzio. Joesley registró segretamente una conversazione col presidente Temer nella quale quest’ultimo gli raccomanda di continuare a pagare. Quest’accusa provocò una denuncia da parte della Procura dalla quale Temer si è salvato grazie al voto della Camera che non ha concesso l’autorizzazione a procedere, anche perché il presidente ha fatto sfacciate concessioni a destra e a manca.
Ma il procuratore generale Rodrigo Janot non demorde e ha presentato una nuova denuncia contro Temer, per ostruzione della giustiza e associazione a delinquere, in una causa per deviazione di 150 milioni di dollari di fondi pubblici. Con lui, sono stati denunciati vari suoi stretti collaboratori, uno di questi, un ex ministro, pescato in casa con valigie zeppe di 16 milioni di dollari.
La drammatica differenza tra una fiction e questi giochi spregiudicati di potere, sta nel fatto che questi avvengono alle spalle delle istituzioni, della legge e di una popolazione che paga il prezzo della corruzione col ritardo allo sviluppo di questo gigante latinoamericano.