La crisi e Città Nuova
Cara lettrice, caro lettore,
avete ricevuto il numero 21 della rivista con qualche settimana di ritardo, questa volta senza particolari responsabilità delle poste. Ce ne scusiamo con ognuno di voi. Speriamo già con questo numero di recuperare il tempo perduto.
Come mai questo ritardo? La risposta puntuale sta nell’agitazione sindacale che in questi giorni ha luogo a Città Nuova, anche se le radici dell’attuale situazione sono ben più profonde e lontane.
È di queste settimane, giusto per fare l’esempio delle ultime chiusure che stanno colpendo l’editoria italiana, la fine delle pubblicazioni di una gloriosa rivista italiana, Popoli, dei gesuiti. E non vanno taciute le chiusure di molte librerie delle catene cattoliche. Il fatto è che la grave crisi economica e la recessione che ha colpito l’intera Europa, e in particolare la nostra Italia, ha portato gravi conseguenze nel comparto culturale, in particolare nelle imprese editoriali.
A questa situazione si aggiungono le innovazioni tecnologiche portate dalla rivoluzione digitale, per cui si legge sempre più sugli schermi e sempre meno sulla carta, si può facilmente capire perché tante riviste e tante case editrici chiudano o riducano drasticamente il personale e le spese.
La crisi ha colpito duramente anche Città Nuova. Il Movimento dei Focolari, dopo aver sanato per alcuni anni il grave deficit dell’azienda diventato ormai strutturale, che sicuramente aveva anche cause interne all’azienda, si è visto costretto a elaborare un piano di rientro dal deficit con alcune gravi misure. Nel contempo sono iniziate delle trattative sindacali, sul cui esito ancora non siamo in grado di dire nulla. Ci sono stati anche alcuni giorni di sciopero del personale di tutti i settori del Gruppo editoriale, legati al rischio della possibile perdita di lavoro. Ecco allora spiegato il ritardo nella stampa e quindi della consegna alle Poste della nostra rivista.
In questo contesto avviene anche il cambiamento del direttore generale del Gruppo editoriale. Danilo Virdis, dopo aver svolto per decenni con grande passione e dedizione il suo lavoro, lascia Città Nuova. Ha saputo contribuire col suo profondo rispetto di ogni persona a quell’“insieme” che caratterizza la nostra mission. Gli esprimiamo il nostro ringraziamento e la nostra stima. Al suo posto subentra Stefano Sisti, manager con larga esperienza nel campo editoriale, in particolare in Kataweb, con alcune testate del Gruppo L’Espresso e al Secolo XIX dal quale proviene. A lui va il nostro benvenuto pur in un momento difficilissimo ma estremamente stimolante della nostra storia aziendale.
Stimolante perché per avere un futuro bisogna innovare. Ed è quello che, attorno a Stefano Sisti cercheremo di attuare. Siamo più che mai convinti che, grazie soprattutto all’impegno, alla passione e alla perseveranza dei nostri lettori e abbonati, riusciremo a uscire dal guado e a rilanciare un Gruppo editoriale che ha dato al Movimento, alla Chiesa e alla società italiana validi esempi di alta cultura, profonda spiritualità e impegno civile.
Sia chiaro, quindi, che Città Nuova si ristruttura e rilancia la sua penetrazione nel mercato editoriale per la diffusione della cultura dell’unità che le è propria con strumenti e prodotti sempre più idonei. Città Nuova non chiude: è questa la volontà del Movimento dei Focolari e di tutta l’équipe.
Primo atto di questa operazione di rilancio è stata un’indagine che abbiamo lanciato tra i nostri lettori: ci è infatti indispensabile, nel rispetto di tutte le norme sulla privacy, conoscere più a fondo il nostro pubblico. Ecco perché avete trovato all’interno del primo numero di novembre un questionario che vi preghiamo di compilare e rispedire all’Ufficio abbonamenti (via mail all’indirizzo abbonamenti@cittanuova.it, oppure per posta a Via Pieve Torina 55, 00156 Roma), o se lo preferite rispondendo allo stesso formulario scaricandolo dal nostro sito www.cittanuova.it.
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Vi chiediamo qualche minuto del vostro tempo, ma vi assicuriamo che non sarà tempo perso: con una maggior conoscenza di chi sono i nostri lettori potremo infatti servirli meglio, con più attenzione e personalizzando l’offerta editoriale.