La crisi di Cuba, una lezione dimenticata?
Riportare alla memoria la crisi dei missili di Cuba, definita da Harold Macmillan[1] “una delle grandi svolte della storia,” può sembrare anacronistico se non addirittura inutile.
Tuttavia un filo invisibile lega quegli anni agli eventi internazionali in corso: come la crisi del 1962, così anche il conflitto in Ucraina, rischia di coinvolgere l’intera umanità in una guerra nucleare con conseguenze catastrofiche.
Per comprendere ciò che accadde a Cuba sessantuno anni fa, è doveroso ricordare che l’era atomica aveva profondamente trasformato gli equilibri strategici mondiali, la Guerra Fredda aveva dato vita non solo ad una pericolosa corsa agli armamenti, sia convenzionali sia nucleari, ma aveva anche innescato una serie di crisi internazionali, come ad esempio in Congo nel febbraio 1961[2], poche settimane dopo nel Laos[3] e la fallita invasione della Baia dei Porci nell’aprile dello stesso anno[4].
Il culmine della tensione fu raggiunto nell’ottobre 1962, quando i voli di ricognizione degli U-2 statunitensi indicarono chiaramente la presenza di postazioni SAM[5] in costruzione, ovvero l’istallazione di missili sovietici a Cuba.
In quei giorni il mondo seguiva la vicenda con il fiato sospeso, mentre a Washington le voci favorevoli all’attacco si facevano sempre più numerose. Venerdì 26 ottobre l’esercito americano, stanziato in Florida, si preparava all’invasione che si sarebbe svolta nei due o tre giorni seguenti. Ormai si era andati al di là di ogni manovra tattica: fu un momento di paurosa tensione[6] e tutta la responsabilità di una guerra nucleare era nelle mani dei due massimi leader mondiali.
La catastrofe nucleare fu evitata solo grazie a Kennedy, il quale, nonostante fosse rimasto profondamente scosso dagli eventi in corso, si oppose fermamente a coloro che, all’interno della Casa Bianca, avrebbero preferito risolvere la crisi esclusivamente con il linguaggio delle armi.
Per questo motivo, alla notizia che il Presidente sovietico aveva deciso di sfidarlo ai confini degli Stati Uniti, Kennedy intuì che l’unica strada per scongiurare una guerra nucleare era quella di rivolgersi direttamente al suo avversario politico per mezzo dell’invio di una serie di missive.
Krusciov, dal canto suo, quando al Cremlino giunse la notizia che gli Stati Uniti erano pronti a combattere, divenne consapevole che tutte le strade portavano alla catastrofe. Krusciov decise di non lasciare cadere nel vuoto l’appello di Kennedy e, come ebbe a dire in seguito al Soviet supremo «era necessaria un’azione immediata per impedire l’invasione di Cuba e preservare la pace»[7]
Fu così che «i due leader più pesantemente armati di tutta la storia, improvvisamente si diedero la mano».[8]
Come riporta A. M. Schlesinger,[9] Kennedy, primo presidente americano nato nel ventesimo secolo, aveva mosso i suoi primi passi in politica nell’era atomica. Il mondo in cui era nato era in trasformazione ed in parte egli fu portavoce dell’inquietudine della generazione di chi, come lui, aveva partecipato alla Seconda Guerra Mondiale e ne aveva conosciuto tutti i suoi orrori.
Disdegnava la retorica sulla guerra e, nel corso del suo breve mandato presidenziale, si impegnò a cercare nuove prospettive di pace. Kennedy non voleva la guerra e la crisi di Cuba aveva messo in luce tutti i pericoli legati al possesso di armi di distruzione di massa; era quindi diventato quanto mai urgente adottare una nuova strategia politica che facesse prevalere un interesse superiore rispetto a quello delle singole nazioni; il dialogo tra Stati Uniti ed Unione Sovietica era l’unica opzione possibile dal momento che su entrambi i Paesi incombeva l’enorme responsabilità di possedere migliaia di armi atomiche in grado di distruggere città e di uccidere milioni di vite umane in pochi secondi.
All’indomani dei tragici eventi di Cuba, Kennedy riallacciò i contatti con Krusciov. A riprova di una caparbia volontà di trovare una efficace strategia di pace, durante il famoso discorso tenuto nel Campus dell’American University[10], il Presidente affrontò con coraggio quello che lui chiamò «il più importante problema che vi sia sulla terra: la pace mondiale».
Per raggiungere un obiettivo così ambizioso era necessario “conoscere il proprio nemico.” Per questo motivo Kennedy parlò apertamente delle sofferenze patite dal popolo russo durante il secondo conflitto mondiale, chiedendo, a coloro che lo stavano ascoltando, di vedere l’Unione Sovietica e la Guerra Fredda con occhi nuovi e di dimenticare i passati contrasti e pregiudizi, per attenersi agli interessi comuni condivisi dalle due potenze.
Dopo avere ascoltato le parole di Kennedy, Krusciov replicò dicendo che «si era trattato del più grande discorso tenuto da un Presidente americano dai tempi di Roosevelt».
Oggi come allora, a causa del tragico conflitto in Ucraina, aleggia nuovamente lo spettro della guerra nucleare, tuttavia, come ha sottolineato J. D. Sachs,[11] il mondo in cui viviamo sembra, «governato da irresponsabili».
L’esperienza di Cuba ci avrebbe dovuto insegnare che, di fronte alla possibilità dell’uso di una bomba nucleare, gli interessi nazionalistici dovrebbero necessariamente essere messi da parte e che il dialogo è l’unica strada per arrivare alla pace. Stati Uniti ed Unione Sovietica ci sono riusciti in piena guerra fredda, in un momento storico estremamente pericoloso, quando le due super-potenze possedevano un numero spaventoso di testate nucleari. Pochi anni dopo si aprì la strada a quel lento processo di disarmo nucleare che, seppur non ha raggiunto i risultati sperati, ha permesso non solo l’entrata in vigore nel 1970 del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, ma ha dato vita, negli anni a seguire, ad una serie di trattati bilaterali tra le due super-potenze che hanno portato all’eliminazione di migliaia di testate nucleari.
Questa importante lezione della storia sembra essere stata dimenticata:
oggi ci troviamo sull’orlo del precipizio. Stati Uniti, Russia ed altri sette Paesi al mondo possiedono armamenti atomici sempre più letali e gli esperti ci mostrano un quadro della situazione nucleare globale sempre più preoccupante.
Le tensioni in Ucraina, le continue minacce del presidente Putin di usare l’arma atomica e una retorica troppo spesso guerrafondaia da parte di alcune cancellerie occidentali rischiano di allontanare una quanto mai auspicata risoluzione pacifica del conflitto. Come ci ricorda J. D. Sachs, «il nostro è un momento molto pericoloso. Non siamo in un buon posto nel mondo in questo momento, ma non dobbiamo dimenticare che, nonostante tutte le difficoltà ed i pericoli incombenti, la pace attraverso la negoziazione non è impossibile. Non è nemmeno inverosimile».[12]
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[1] Politico inglese. Fu Primo Ministro Britannico tra il gennaio 1957 e l’ottobre 1963.
[2] Il 13 febbraio 1961 i sovietici minacciavano un intervento in Congo in seguito all’assassinio dell’ex Primo Ministro Patrice Lumumba.
[3] Il 9 marzo forze paracomuniste erano vicine a prendere il potere in tutto il Laos.
[4] Il 19 aprile 1961 Fidel Castro respinse l’invasione da parti di esuli cubani addestrati dalla CIA.
[5] Surface-to-Air-Missile, in italiano missili terra-aria
[6]Arthur M. Schlesinger jr:” I Mille giorni di John F. Kennedy” Rizzoli Editore, 1965, pag. 812.
[7] Ibidem, pag. 814
[8] Kennedy, Krusciov e Giovanni XXIII: storia di una pace inaspettata; aggiornamenti sociali marzo 2014.
[9] Arthur M. Schlesinger jr, consigliere di Kennedy alla Casa Bianca ed autore del libro intitolato: “I Mille giorni di John F. Kennedy” Rizzoli Editore, 1965.
[10] 10 giugno 1963
[11] John F. Kennedy, “Una strategia per la Pace 60 anni dopo, 9 giugno 2023, Auditorium Ara Pacis, Roma.
[12] Jeffrey D. Sachs on Peace, Lectio Magistralis, Accademia delle Belle Arti, Pensare insieme, 2023.