La crisi Cina-Usa va oltre il pallone spia
Non pochi media e analisti politici americani hanno definito l’ossessione per il pallone spia cinese, che ha sorvolato gran parte degli Stati Uniti a partire dal 28 gennaio, imbarazzante ed esagerata. Giovedì il Dipartimento di Stato ha pubblicato dettagli sul programma di sorveglianza messo in atto da Pechino attraverso palloni ad alta quota, declassificando informazioni raccolte dagli aerei spia U-2 statunitensi e da altre fonti per esporre quello che l’amministrazione Biden definisce uno sforzo sofisticato per sorvegliare “più di 40 Paesi in 5 continenti”. Inoltre i resti del pallone abbattuto sabato 4 febbraio al largo delle coste della Carolina del Sud provano che l’aerostato era dotato di pannelli solari che alimentavano antenne in grado di captare e inviare informazioni. La società produttrice del pallone, su cui si sta mantenendo l’anonimato, si è rivelata, poi, particolarmente vicina all’esercito cinese. La Camera dei rappresentanti Usa ha risposto alle notizie votando una condanna all’unanimità della Cina, mentre si attendono reazioni ufficiali dalla Casa Bianca.
Il Pentagono, che aveva rintracciato palloni spia sopra l’Asia orientale, l’Asia meridionale, l’Europa occidentale e, più recentemente, l’America Latina, nei giorni scorsi aveva rivelato che altri tre palloni erano stati avvistati tra il 2017 e il 2020 sugli Usa, in aperta violazione dello spazio aereo, ma non erano stati segnalati. È noto che tutti i Paesi si spiano a vicenda, e gli Stati Uniti e la Cina non fanno eccezione, con una miriade di tecniche e tattiche meno invadenti e più precise di un enorme pallone. Cosa ha fatto la differenza questa volta? L’area sorvolata, le divisioni interne della politica statunitense, la scelta di designare la Cina come avversario, non solo commerciale.
Il pallone cinese ha volato su un’area del Montana dove sono installate testate nucleari, proprio in un momento in cui immagini satellitari Usa hanno rivelato che la Cina ha superato gli Stati Uniti per numero di lanciatori di missili balistici intercontinentali. In questo caso la tecnica di spionaggio è stata meno eclatante. Il secondo fattore che ha fatto esplodere il caso, riguarda il funzionamento della macchina della democrazia Usa. Biden si trova alle prese con una Camera dei rappresentanti, a guida repubblicana particolarmente ostile, e che accusa costantemente il presidente di debolezza e di lenta capacità decisionale. Abbattere il pallon spia, con una prova di forza spropositata, è stato più a beneficio degli avversari politici interni che della stessa Cina, che si è riservata reazioni, ma di fronte alla scoperta della tecnologia di rilevazione attaccata al pallone ha preferito tacere. Il terzo fattore di crisi nelle relazioni tra Washington e Pechino è da collegare all’ex presidente Trump, che ha elevato la Cina da competitor ad avversario, esacerbando i rapporti tra le due superpotenze.
L’incidente del pallone ha, indubbiamente, evidenziato la fragilità dei legami Usa-Cina e la prova è stata l’immediata cancellazione dell’atteso viaggio in Cina del segretario di Stato americano, Antony Blinken che avrebbe proprio dovuto far chiarezza sulla gestione delle defiance diplomatiche tra i due Paesi. Anche se Blinken ha espresso interesse a riprogrammare il viaggio, la retorica tra le due potenze suggerisce che potrebbe richiedere più tempo del previsto. Il pallone spia non è un colpo mortale. I legami tra Stati Uniti e Cina hanno già superato anni di sciabolate di Pechino sullo Stretto di Taiwan, con le sue installazioni militari sulle isole contese nel Mar Cinese Meridionale e lo spionaggio ad alta tecnologia. Pechino, a sua volta, ha accusato gli Stati Uniti, per anni, di una mentalità da guerra fredda e di voler sopprimere la Cina economicamente e militarmente.
Alcuni funzionari cinesi hanno affermato che Pechino reagirà insistendo sulla volontà di mantenere il dialogo con gli Stati Uniti aperto e gestire i disaccordi in modo pacifico, tuttavia il rifiuto del ministro della Difesa cinese di rispondere al segretario del Pentagono conferma la profonda sfiducia tra i due Paesi. Il pallone di Pechino non è un tentativo di sfidare o provocare Washington; ma è vero anche che la Cina potrebbe sottovalutare la rabbia degli Stati Uniti per questa audace missione di spionaggio dai cieli proprio nel cuore del Paese. Le prossime ore diranno.
Competizione o collaborazione è il bivio che le due potenze si troveranno ad affrontare, mentre qualche generale Usa annuncia venti di guerra già a partire dal 2025. Le mosse di spostare da Taiwan, il principale centro di produzione dei chip, usati non solo per l’elettronica e i veicoli elettrici, ma anche per le armi, suggerisce che ci si prepara a conflitti che potrebbero facilmente trasbordare. Anche l’ultimo viaggio diplomatico in Africa dell’ambasciatrice statunitense all’Onu, Linda Thomas intende presentare gli Usa come partner affidabile e alleato sicuro, molto più della Cina che ora chiede la ricompensa degli investimenti sulle infrastrutture inizialmente offerti quasi gratuitamente. La pista della collaborazione deve continuare a esplorare le strade comuni della tutela del pianeta, già intrapresa sia da Biden che da Xi, come quella del controllo delle testate nucleari e dell’uso dell’Intelligenza artificiale, come la ristrutturazione del debito dei Paesi non sviluppati.
Secondo Kevin Rudd, presidente di Asia Society, la Cina deve fare comunque i conti con molteplici vulnerabilità interne che raramente vengono notate dai media. Gli Stati Uniti, d’altro canto, pur mostrando in pubblico le debolezze, hanno ripetutamente dimostrato la loro grande capacità di reinventarsi e restaurarsi. Una concorrenza strategica gestita bene evidenzierebbe i punti di forza e metterebbe alla prova le debolezze delle due potenze, riducendo il rischio di una crisi o la degenerazione in conflitto.
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