La crisi apre le porte a chi non fa festa
Natale in Liguria ha l’aspetto come sempre della festa, della famiglia che si ritrova, dei parenti a cui far casa. Anche se la crisi morde violenta, non si rinuncia all’aspetto più bello: quello di un giorno da celebrare nella gioia e nella serenità. Per questo, tante persone non rinunciano a condividere con chi non può permettersi almeno per un giorno un pasto normale. Sono tante le famiglie che portano cibo, offrono pasti, donano qualcosa a chi ne ha più bisogno. E’ straordinario osservare che quanto più la crisi si fa sentire, tanta più gente rinuncia a qualcosa per donarlo, condividerlo con chi è solo, con chi non ha nessuno con cui fare festa.
Riportiamo due episodi di straordinaria intuizione evangelica. Di esempi di come l’amore al prossimo è vissuto da chi vuole che la propria vita non trascorra inutilmente. Alla tavola di San Francesco: si chiama così la mensa, dove giornalmente accede un buon numero di senza casa del Tigullio. Il luogo è un convento di frati francescani del levante ligure, che da tempo serviva un pasto caldo ogni giorno ai clochard. Sia che piovesse o che battesse il sole cocente, i senza casa mangiavano nel chiostro non riparato. Renato è un pensionato generoso e sensibile. Quando in estate andava in vacanza, a mezzogiorno faceva il turno per servire il cibo a questi ospiti. Un giorno mentre questi mangiavano sotto una pioggia scrosciante Renato chiede al padre guardiano uno spazio interno. La risposta è «Non abbiamo spazi adeguati a questo servizio».
A questo punto Renato osa proporre il bel locale che ospita un antico presepe, spazio adatto per una mensa dignitosa. «Si potrebbe togliere il Gesù finto e mettere al suo posto tanti Gesù in carne ed ossa» commenta. Lo stupore del padre guardiano cresce ma cede a questa provocazione dallo squisito sapore francescano. Così il presepe trova spazio in un altro angolo e il locale viene ridipinto e adattato a mensa, grazie a un bel po’ di denaro che Renato ha cercato tra gli amici per poter effettuare tutti i lavori necessari. Ora i clochard possono consumare dignitosamente il loro pasto seduti attorno ad un tavolo, in un locale caldo d’inverno e fresco d’estate, riparati dalle intemperie o dal sole cocente. Pulendo il locale sul muro di fondo è apparso un affresco: ritrae
S. Francesco con le mani aperte, quasi ad accogliere questi suoi nuovi fratelli . L’Emporio della solidarietà invece si trova a Sestri Ponente in una piazza adiacente l’ospedale. Sono tre locali che il Comune di Genova ha dato in comodato. La Caritas Diocesana ha pagato le spese di ristrutturazione e messa norma. I lavori sono terminati da pochi giorni. Qui Renato, vista l’emergenza, oltre ad essersi attivato per avere i locali di stoccaggio, ha coinvolto, i vicariati, i centri di ascolto, i supermercati e i la grossa distribuzione in una rete straordinaria di solidarietà, allargata all’intera città di Genova. I volontari stoccano il cibo per gli operai rimasti senza lavoro, dell’indotto delle varie fabbriche del ponente. In questi giorni hanno iniziato la distribuzione di pacchi settimanali completi di ogni genere alimentare, in quantità congrue ai componenti di ogni famiglia.