La cosa intelligente da fare

Uscire da sé per essere in Dio, nella sua volontà.
Giovani

Essere sé stessi: ecco il grande anelito, giusto e sacro, di ogni uomo. Ma per vivere la vita che è veramente mia, per fare le scelte giuste, per realizzare il mio essere più vero, devo sapere chi sono. Un libro di filosofia popolare di grande successo in Germania porta il titolo: Chi sono io? E se sì, quanti? La formulazione linguisticamente paradossale è un accenno alle difficoltà di trovare risposta, nell’esistenza concreta e nel pensiero, alla ricerca della propria identità, ricerca che alle volte si fa lacerante e disperata.

 

Chi siamo noi? È la domanda di ogni gruppo, di ogni popolo. Il racconto degli inizi è il modo classico per rispondere, e in questo modo si esprime la propria identità distinguendosi dagli altri. Il mito fondatore di un popolo, il paese d’origine della famiglia e il ricordo degli antenati sono alcuni elementi che costituiscono l’identità collettiva, ma anche individuale. Il popolo d’Israele si rifà alla chiamata di Abramo e commemora la liberazione dall’Egitto per dire l’oggi della sua realtà davanti a Dio. È sé stesso se vive fedele a questa eredità.

 

La fede cristiana oltrepassa dal momento della sua nascita i limiti di un solo popolo. La chiamata di appartenere a Cristo è universale, e per dire l’inizio di questo popolo nuovo, la teologia si rifà ai racconti dell’Antico Testamento sulla creazione dell’uomo. Siamo stati creati a immagine di Dio, del Dio che è amore. Il cristiano è sé stesso tanto in quanto si inserisce in questo disegno d’amore.

 

Uno dei testi più belli di Giovanni Calvino è l’introduzione alla traduzione della Bibbia fatta da Olivetano nel 1535. È un grande inno all’amore di Dio, alla sua provvidenza che segue l’uomo in ogni sua vicenda e difficoltà. Siamo veramente figli suoi, «eredi del Regno di Dio», ed essendo tali, l’unica cosa intelligente da fare è vivere da eredi e fare la volontà del Padre espressa nel Vangelo – così «vi saranno aperti i tesori del Paradiso».

 

Chi sono io? La risposta non sarà mai esauriente, e comunque sarà diversa per ogni uomo. Come faccio a scoprirlo? Lo scopro soltanto se rinuncio al tentativo di volerlo definire e se mi abbandono nelle mani di chi mi conosce meglio di come io stesso mi conosco. Vuol dire anche lasciarsi sorprendere, perché il piano di Dio su di me è più ricco di quello che io possa immaginare. Trovo me stesso se momento per momento esco da me stesso per essere in Dio, nella sua volontà. Ecco perché amare è la cosa più intelligente che un uomo possa fare.

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