La corsa ad ostacoli di Tsipras sulla stampa estera

I giornali tedeschi criticano le posizioni oltranziste della Merkel e del ministro dell'economia e mostrano un video di una clinica a Tessalonica nata per i rifugiati e ora usata dai greci. Non mancano le analisi delle fratture interne a Syriza
Angela Merkel

E chi l'ha detto che i tedeschi sono tutti «falchi» insensibili: almeno non quelli di Der Spiegel, che nel giorno successivo al tanto criticato – ma finalmente raggiunto – accordo tra la Grecia e i creditori, dà spazio non solo ad un articolo che riporta la voce delle opposizioni alla cancelliera Merkel e al ministro Schäuble – il cui stile di negoziazione viene definito «ricattatorio» e «pericoloso» -, ma soprattutto ad un videoreportage da un ospedale di Tessalonica, dal titolo «stiamo combattendo contro una catastrofe umanitaria». Nel video si racconta la storia di una clinica nata per curare i rifugiati, e che ora accoglie principalmente cittadini greci che non si possono permettere le cure: nel giorno in cui tutti discutono di questioni finanziare, Der Spiegel sceglie quindi di dare voce a chi davvero sta soffrendo di più in questa crisi.

 

Nemmeno la Frankfurter Allgemeine Zeitung, nell'editoriale «A caro prezzo», ha parole molto lusinghiere per la maniera in cui sono stati condotti i negoziati: Bertholt Kohler si chiede infatti se davvero questo – la posizione dura ed oltranzista tenuta da Berlino, fino ad indurre la Grecia e gli altri partner europei ad accettare condizioni più dure delle precedenti – sia «il modello migliore di negoziare»: non solo perché di fatto non c'è alcuna garanzia che condizioni tanto dure possano essere rispettate dalla Grecia, sostiene l'editorialista, ma anche perché «anche negli ambienti politici europei si sta sollevando una certa critica verso un'Ue che, pur di salvare ciò che va salvato, arriva a forzare le proprie stesse regole».

 

Anche i giornali francesi, pur in gran parte occupati dalle notizie sulle celebrazioni per il 14 luglio – festa nazionale -, danno spazio alla questione greca. Le Figaro, annunciando a gran voce che «Parigi e Berlino hanno scongiurato la rottura», osserva tuttavia che «la maratona di Tsipras comincia solo adesso, quando dovrà far approvare tutte le misure previste dal Parlamento greco»; e che quindi, a conti fatti, «sul capo della Grecia, che ha accettato di essere messa sotto tutela, continua a pendere la mannaia». Peraltro, secondo il sondaggio sottoposto ai lettori sul sito, il 72% dei votanti si dice contrario al mantenimento della Grecia nella zona euro: e dire che i tedeschi che hanno votato su Der Spiegel erano favorevoli al 60%. Insomma, i falchi paiono stare più in Francia che in Germania, a dispetto dei rispettivi governi.

 

Anche da Bruxelles La libre Belgique titola «La corsa a ostacoli di Tsipras è appena iniziata», e l'editorialista Vincent Slits osserva come «l'aver voluto evitare il peggio avrà un prezzo: e a pagarlo sarà prima di tutto il popolo greco». Chiedendosi se si possa parlare di «umiliazione di una nazione», il giornalista osserva come «una certa idea di solidarietà europea si è incrinata. Bisogna urgentemente ripensare questo progetto europeo minato dagli egoismi nazionali: la crisi greca, che è anche crisi europea, servirà da catalizzatore per una rimessa in discussione coraggiosa?».

 

Lo spagnolo El Paìs dà voce prima di tutto alla «Crisi politica in Grecia dopo le concessioni di Tsipras», dato che la maggioranza di Syriza non è d'accordo con le misure che il premier deve far approvare; ma ancor più significativo è l'editoriale di José Ingnacio Torreblanca, «La sconfitta di Tsipras», che osserva come il premier al momento della sua elezione avesse davanti a sé due opzioni: l'una era quella di «unire le forze europeiste», con i socialisti del Pasok e i moderati di To Potami, per «lavorare con le istituzioni europee e i governi dell'eurozona per correggere gli errori del passato e avviare il Paese sulla strada del recupero economico e sociale»; e l'altra, quella che invece ha scelto, è stata quella di «formare un blocco nazionalista con la destra euroscettica di Anel», al prezzo di, tra le altre cose, «il mantenimento di una delle linee rosse più vergognose in questi mesi di negoziazione: l'impossibilità di tagliare una spesa per la difesa che, in percentuale sul Pil. è il doppio di quella degli altri Paesi europei». Per cui alla fine «Tsipras si è trovato solo: e con lui, tristemente, anche la Grecia e i greci»; con il risultato che gli euroscettici come «Marine Le Pen in Francia, Farage nel Regno Unito o Putin in Russia hanno trovato il martire di cui hanno bisogno, il popolo umiliato contro cui puntare il dito».

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