Benevento: la controstoria possibile

Una prospettiva concreta per uscire dalla trappola dell’immobilismo e del fatalismo di un Mezzogiorno in crisi. Dalla formazione civica alla creazione di cooperative di comunità. Il contributo della pastorale sociale al Forum degli amministratori locali campani
Centro La Pace Benevento

Il primo Forum degli amministratori campani promosso dell’arcidiocesi di Benevento, che si svolge dal 24 al 26 giugno 2019, prende le mosse dal lettera “Mezzanotte del Mezzogiorno?” ad essi indirizzata dai vescovi della Metropolia beneventana.

Con tale documento i sei pastori intendono richiamare l’attenzione di tutti sulla questione delle aree interne e sui fenomeni di progressivo spopolamento e abbandono che le caratterizzano, in una linea di continuità lungo tutto il Paese. L’obiettivo che essi indicano è di cercare concordemente soluzioni migliori per intravvedere sprazzi di luce, attraverso azioni pensate e realizzate insieme.

Il nostro ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, in sintonia con gli indirizzi pastorali del nostro arcivescovo monsignor Felice Accrocca, è da tempo impegnato su questi temi, anche perché il vivere in un’area del margine ci ha spinti ormai da alcuni anni a mettere a tema la necessità e l’urgenza di come superare le difficoltà, pena il declino delle nostre comunità.

Lo stiamo facendo con il nostro Cives – Laboratorio di formazione al bene comune, che portiamo avanti da dodici anni, e con le nostre Summer School Cives che teniamo da cinque anni nel mese di settembre in un luogo molto evocativo come Pietrelcina, il paese natale di San Pio.

Il nostro impegno è rivolto ad un dialogo intergenerazionale tra giovani e adulti. Per esempio quest’anno ci siamo soffermati con i nostri giovani partecipanti al laboratorio anche sul tema dell’identità territoriale. I giovani hanno colto immediatamente che anche in aree relativamente piccole è presente una grande ricchezza di risorse di vario tipo, che però sono in gran parte dormienti. È il genius loci, unico ed irripetibile, di ogni territorio. Risorse, quindi, che variano da paese a paese, le quali potrebbero intercettare quella che Fabrizio Barca, padre della Snai (Strategia Nazionale Aree Interne), definisce “domanda di diversità” che proviene da quelle fasce di persone, sia italiane che straniere, che sono alla ricerca di luoghi in cui si possa sperimentare una nuova qualità della vita. Ma la criticità più forte con cui si misurano le nostre comunità delle province di Benevento e di Avellino è la difficoltà di accesso ai servizi fondamentali, che la Snai ha individuato: istruzione, sanità e mobilità. È proprio questa quasi impraticabilità nella fruizione di essi che fa dei nostri territori esempi evidenti di aree interne e che spinge gli abitanti, soprattutto giovani, a decidere di lasciare i propri luoghi. Non è, però, un destino ineluttabile la deriva per la quale le aree interne sono condannate all’abbandono e alla morte per sfinimento e deperimento. Esistono, invece, alcune esperienze e buone pratiche che attestano una rinascita dei territori. Una di queste “controstorie” di emancipazione l’abbiamo vista prendere forma nell’alveo del nostro contesto formativo, attraverso la nascita di una cooperativa di comunità ad opera di un gruppo di giovani che ha deciso di contribuire a mantenere in vita la propria comunità del paese di Campolattaro, attraverso una progettualità che valorizzi le tante risorse presenti ma non utilizzate.

Insieme ad altri stiamo cercando di mettere in atto un cambio culturale che aiuti a superare quel pensiero che senti aleggiare anche nei bar dei paesi, per cui si dice “non c’è speranza, non c’è niente da fare”. I paesi sono, invece, dei laboratori per fare cose interessanti a partire da quello che manca o che è lasciato in abbandono. La pastorale sociale diocesana sente che questo è un compito a cui dare un contributo, facendo da apripista ad un impegno della Chiesa locale nella sua interezza, perché le soluzioni per uscire dalle difficoltà attuali sono racchiuse nel territorio. Qualcuno ha detto opportunamente che la parola – una parola che abbia i caratteri della speranza e dell’innovazione – è la prima infrastruttura a cui pensare, alla quale far seguire la maturazione di un’idea di sviluppo intenzionale che solo può dare un futuro a queste terre, senza attendere che qualcuno o qualcosa dall’esterno possa risolvere i problemi. Ecco perché è importante che le Chiese di questi territori, con questa iniziativa, stimolino gli amministratori a fare alleanza, al di là dell’appartenenza politica, perché la sfida a cui sono chiamati riguarda le prospettive di vita delle persone e delle comunità, che dà un senso autentico a questo importante servizio che essi svolgono per gli altri.

L’alleanza orizzontale da costruire, però, deve essere molto ampia e riguardare tante categorie: dai giovani intraprendenti che vogliono restare agli operatori del terzo settore, dagli insegnanti a chi è impegnato nel mondo universitario e della ricerca, dagli agricoltori agli imprenditori dei diversi ambiti, e così via. Così come rientra in questo sforzo la necessità di costruire delle alleanze tra le città e i piccoli paesi in forme che realizzino una restituzione di quanto, in termini di risorse, i centri urbani prendono dalle aree periferiche. Pensiamo, come semplice esempio, alla creazione di gruppi di acquisto solidali, grazie ai quali i consumatori delle città comprino i prodotti di chi lavora nelle aree rurali. Si tratta di favorire uno sforzo corale per generare sviluppo che, secondo il compianto economista Giacomo Becattini, è frutto del tentativo di esperire “la via della responsabilità esplicita di ogni cittadino per il progresso sociale e il benessere della sua comunità, aperta a relazioni solidali con altre comunità”.

Tutti questi accennati costituiscono alcuni elementi delle riflessioni che si andranno a svolgere e che convergeranno nella direzione di “discernere itinerari buoni per superare le difficoltà del momento”, per il cui contributo papa Francesco ha ringraziato i pastori della Metropolia nel suo messaggio per il Forum.

 

Ettore Rossi è il direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro – Diocesi di Benevento

 

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