La conquista della Luna

L'impresa del primo uomo sulla Luna, Neil Armstrong nel 1969, ricostruita su due piani: quello privato, con i drammi familiari e quello pubblico, con l'approdo sul satellite della Terra

Quando Neil Armstrong nel 1969 pose il primo piede di un uomo sulla Luna nel mondo ci fu lo stupore, la gioia, l’emozione per un avvenimento eccezionale. Dimostrava la grandezza dell’uomo, della sua capacità di sfidare l’universo, di governare la terra, come dice la Bibbia. Ma dietro la gloria c’era il dolore. Ed è un merito del film  The First Man di Damien Chazelle, che ha aperto la Mostra del cinema di Venezia, di esplorarlo, di farne vedere e comprendere la fatica, gli sforzi. In prima persona, del comandante, provato dalla morte della bambina, nel rapporto con la moglie che negli anni diventa forte e fragile al tempo stesso. Ci sono voluti infatti otto anni di allenamenti, di tentativi, di fallimenti perché Neil potesse sbarcare sulla Luna. Il film lo dice senza alcuna enfasi, affiancando il privato al pubblico con schietta naturalezza. Molto è basato sui volti: di Neil – un perfetto Ryan Gosling – e della moglie –  una eccellente  Claire Foy -: si guardano, si stringono, si allontanano, lei accettando i lunghi silenzi di lui e le sue tensioni; lui accettando il pianto, il dramma di lei e sfogando di nascosto il proprio dolore irrisolto per la morte della bambina. Memorabile la scena della partenza di Neil per il viaggio lunare. Non sa se tornerà. Deve salutare i figli. Lui non vorrebbe, è abituato a tenersi dentro le emozioni. Lei è tenace, esigente, implacabile: i figli si svegliano, il piccolo abbraccia il padre, il maggiore gli stringe la mano, virilmente, come si fa con i padri, negli Usa di allora. Lei lo guarda partire, senza parole.

Il film segue gli esperimenti, gli allenamenti e ci mette dentro noi stessi nella capsula a riviverli. Ma si narrano pure i timori, le morti dei colleghi, che parrebbero indurire il cuore di Neil, tenace, cocciuto, perfetto. Sarà lui a guidare la spedizione. La tensione tra racconto familiare e vita professionale è resa con equilibrio, senza eccessi trionfalistici o drammatici e prepara allo sbarco sulla Luna anche noi, che seguiamo la storia sul filo del rasoio del dubbio: ci riuscirà o no? Mentre nel mondo la guerra fredda avanza e il ’68 lancia i suoi messaggi, mentre dentro il governo americano stesso fioriscono i dubbi sulla spedizione, Neil, dentro la navicella, ci fa sentire sospiri, respiri, rumori, ansie. E silenzi impressionanti. Essi accompagnano i primi passi di Neil sulla Luna, davanti ad  un orizzonte infinito,scurissimo su cui biancheggia il terreno, come luce di un nuovo passo dell’umanità. Nel buio silenzioso del cosmo tutto ciò acquista un sentimento sacro, anzi, religioso. Poi, la discesa e le emozioni. Non si possono narrare, le parole sarebbero stonate. Bastano le mani di marito e moglie a sfiorarsi. Al di là di tutto la scoperta o la riscoperta più bella resta  l’amore tra due persone.  Senza il quale, anche Neil, il forte,  non sarebbe riuscito nell’impresa. Esce il 31 ottobre.

 

 

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