La condivisione di una esperienza di luce e di vita

Chiara Lubich in montagna

In momenti storici particolarmente forti e discriminanti, Dio introduce nel mondo, attraverso la Chiesa – la sempre viva umanità del Cristo -, dei carismi. Doni, cioè, nei quali lo Spirito Santo apre nuovi sentieri di luce. Apre nuove forme di vita, contemporanee al muoversi dei tempi, della contemporaneità di Dio Amore.

Colui o colei che è chiamata ad accogliere per tutta l’umanità questi doni, deve riceverli così da trasmetterli nella loro assoluta genuinità. Per questo il carisma le viene inciso da Dio nel cuore, nella mente, nella carne, con lettere di fuoco: un testo vivo, della vita della creatura carismatica, e che sarà per tutta la sua vita gioie di paradiso e dolori abissali. Sempre più scavata dal dono ricevuto, questa creatura diventa essa stessa quella luce, quella forma di vita, cui guardare per muoverci, noi i discepoli, nella fedeltà all’amore di Dio che continua ad aprire la sua Intimità.

Così è stato per Chiara Lubich. Dopo un fortissimo periodo iniziale di circa cinque anni, nell’estate del 1949 Chiara è stata “afferrata” da Dio e introdotta ad una particolare partecipazione alla vita della Trinità. Che così rivelava Se stessa a una creatura, per quanto a una creatura è possibile. E le è stata rivelata nella sua radice divina l’Opera che lei, Chiara, doveva generare come dono alla Chiesa e al mondo. L’Opera di Maria.

Il ’49 è stato per Chiara questo tempo di particolarissima comunione con i misteri di Dio. E non da sola, ma con alcune del primissimo gruppo di compagne e con Igino Giordani, cui ella giornalmente comunicava quanto Dio le faceva capire.

Di quell’evento sono rimasti degli appunti, oggetto dello studio della Scuola Abbà, il Centro Studi a carattere interdisciplinare del Movimento dei Focolari, oggetto, mi si lasci dirlo, venerato. Non è un testo facile. Nella sua apparente e reale semplicità, direi nella sua dimessa umanità, esso è di una grande intensità spirituale e di una grande ricchezza di fede e di cultura.

Pensiamo che negli avvenimenti che il testo ci narra – lasciando alla Chiesa l’ultima parola – sia all’opera lo Spirito. Ed è lo Spirito che potrà aiutarci a penetrare in quelle parole, nella loro semplicità ma nelle aperture di impensati orizzonti di fede, nell’offerta di una rinnovata cultura, la cultura del Cristo Risorto, come Chiara amava definirla.

Chiara ha avuto modo di narrare più volte l’inizio di quella straordinaria esperienza. In questo numero di “Unità e Carismi” viene pubblicato il testo della sua ultima conversazione al riguardo, rivolta a 2000 giovani del mondo intero. È la sua testimonianza di luce e di vita, quasi una consegna alle nuove generazioni perché possa diventare anche per loro ispirazione di vita.

 

 

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