La condivisione dei carismi dei giovani consacrati

Oltre 100 giovani consacrati di 36 nazionalità e 56 famiglie religiose si sono incontrati a Loppiano per condividere scelte di vita e conoscere i rispettivi carismi
Loppiano

Nei giorni precedenti alla festa dei giovani del primo maggio, più di 100 consacrati e consacrate, di 36 nazionalità e 56 famiglie religiose, hanno invaso la cittadella di Loppiano con l’obiettivo di arricchirsi della diversità dei vari carismi e di approfondire insieme i temi del vissuto quotidiano. Tutto alla luce del Vangelo, scelta fondante che accomuna tutti i cammini di consacrazione.

Non è stato un incontro di studio, ma di convivenza, nel quale è stata data priorità alla vita vissuta, alle esperienze concrete sul Vangelo, allo scambio.

La scelta della cittadella dei Focolari (nella foto) come luogo dell’incontro si è rivelata positiva, grazie al rapporto con i suoi abitanti e allo scambio delle esperienze di vita, all’incontro con l’Istituto universitario Sophia con la sua nuova  metodologia di studio basata sull’unità e ai workshop su alcuni aspetti cruciali della vita consacrata oggi (povertà, studio, comunione…).

«Nella condivisione dei carismi – racconta Jean, missionario Oblato di Maria Immacolata  di Haiti – ho visto il nostro essere come un vero e proprio intreccio d’amore e questo è un buon punto di partenza per costruire una Chiesa bella e "una"».

 «Non basta più seguire Gesù da soli. Noi abbiamo bisogno di seguire Gesù insieme», ha affermato il cardinale Joao Braz de Aviz, o “dom Joao”, come ha chiesto di essere chiamato, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, sottolineando che «Dio non dà un carisma solo ad un piccolo gruppo di persone, ma lo dà, anche se piccolo, a tutta la Chiesa». Ha poi ribadito come la prova del nostro amore a Dio sia principalmente l’amore all’altro. «Di fronte alle difficoltà – ha detto – non dobbiamo spaventarci, ma imparare da Gesù crocifisso. Se non capiamo il suo grido d’abbandono, non arriveremo mai ad amarci veramente. Per essere, bisogna non essere. Ed è l’amore a renderci capaci di questo e ad illuminare il nostro vissuto. Una volta imparata, questa luce non può far male a nessuno dei nostri fondatori, a nessuno dei nostri carismi. Anzi, ci aiuta ad essere più perseveranti nella prova e a costruire una Chiesa più bella e più giovane!».

Al momento di ripartire, la sensazione comune è quella di essere appena al punto di partenza di un’avventura che continuerà. «Vado via con il cuore pieno – ci dice Jaime, fratello marista del Portogallo – per aver capito che ne vale la pena. Non sono solo in questo cammino, e questo mi conferma nella mia vocazione».

Aiutare i giovani consacrati a sentirsi parte integrante della famiglia della Chiesa era uno degli obiettivi del convegno di Loppiano, che fa parte di un programma mondiale di incontri per giovani religiosi/e nei vari continenti nel 2014, con la stessa ispirazione, ma impostati nel rispetto delle varie culture e esperienze ecclesiali. «Spesso nelle congregazioni – afferma con convinzione suor Antonella, italiana – i giovani sono pochi e vivono lontani tra loro. Qui ho trovato dei giovani che ho sentito subito fratelli e compagni di cammino, con i quali poter collaborare anche in futuro».

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