La comunità, l’Altro al primo posto
Ad un certo momento, quando i figli hanno iniziato le superiori, mi sono sentito tagliato fuori dal rapporto con gli altri genitori perché progressivamente s’era affievolito. Anche la domenica alla messa: qualche cenno di saluto veloce e poi ognuno per i fatti propri, tanto che spesso mi domandavo che tipo di comunità fossimo mancando il calore della famiglia.
Un giorno mi sono trovato in panne con l’auto e quindi fermo. Provo e riprovo a ripartire, ma invano. Cerco il cellulare per chiamare l’assistenza, ma l’ho scordato a casa: più sfortunato di così non potevo essere perché mi trovavo davanti una casa chiusa! Dopo un po’ ho tentato ugualmente di suonare il campanello e, “meraviglia”, ne esce una ragazza alla quale ho raccontato l’accaduto e col suo cellulare ho potuto avvisare l’assistenza.
Non ho avuto l’ardire di chiederle una seconda telefonata, ma subito dopo ho visto lì vicino un meccanico che, gentilissimo, alla mia richiesta mi ha prestato il suo smartphone perché potessi avvisare mia moglie dell’accaduto. Poco dopo è arrivata l’assistenza, che ha trainato l’auto all’officina vicino alla mia abitazione: era l’ora di pranzo ed il titolare sembrava stesse aspettandomi.
Quanto accaduto mi ha portato ad una salutare riflessione: da un lato ho capito di essere stato aiutato da fratelli… E il meccanico che ha riparato l’auto è divenuto il mio meccanico di fiducia! Quando ho occasione di passare di lì mi sento l’anima in festa. Non scorderò il loro sorriso e la loro gioia.
Dall’altro, sulla scia di quanto sopra è nato un rapporto nuovo con i giovani che prima non c’era: mi hanno aiutato col loro “essere” ad aprirmi, scoprendo così che si è vecchi quando ci si chiude o si giudica. Ho scoperto la comunità come luogo dove il primo è l’altro e non io.
E. M.
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