La comunione e la testimonianza
Quello che si sta aprendo in Vaticano è un sinodo fortemente voluto dal papa come risposta concreta alle invocazioni di dolore delle Chiese che vivono nel Medio Oriente.
Quello che si sta aprendo in Vaticano è un sinodo fortemente voluto dal papa, in comunione con i patriarchi, come risposta concreta alle invocazioni di dolore delle Chiese che vivono nel Medio Oriente. Dopo aver ascoltato tante, troppe notizie sulla precarietà della vita in quei Paesi, spesso per via dei conflitti politici; dopo aver accolto con stupore le cifre dell’esodo dei cristiani; dopo aver ricevuto le dettagliate analisi dei complessi rapporti tra cristiani, musulmani ed ebrei, Benedetto XVI ha preso la sua decisione: dal 10 al 24 ottobre si svolgerà una “Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi”. Titolo: “La Chiesa cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza”.
Che sia chiaro: non ci si attendono grandi rivolgimenti da questa assise. Ci si aspetta, questo sì, una presa di coscienza della necessità di un rinnovamento profondo all’interno della Chiesa ed un rafforzamento della comunione in terre dove la complessità è enorme: per i diversi riti, le diverse Chiese, per la presenza di varie religioni. Ci si aspetta un’onda di speranza che possa sostenere i cristiani che ancora resistono in alcuni di questi Paesi.
La complessità di questo sinodo è anche data dalla diversità delle situazioni dei singoli Paesi: se il Libano, Paese di forte presenza cristiana, deve trovare la sua unità in una situazione politica estremamente frammentata, altri Paesi hanno una presenza cristiana ridotta ai minimi termini. Più complessa la situazione in Egitto, mentre in Siria e Giordania la presenza pure piccola non incontra problemi particolari nella convivenza. L’’Iraq è un drammatico capitolo a parte.
La Chiesa di Cristo non può non guardare a quest’appuntamento con attenzione, non solo perché queste terre sono la culla del cristianesimo, ma anche perché l’agenda geopolitica è centrata sui conflitti di quella regione. Senza vittimismo ma con coraggio, tanti cristiani della regione s’aspettano dal Sinodo un faro di luce che illumini il cammino e che metta altresì in rilievo le tante iniziative di eroismo al quotidiano, di comunione ecumenica, di dialogo interreligioso che già esistono come piccole luci nella notte.